«C’è un degrado che aggredisce tutti, e di cui tutti siamo vittime. Anche quando rimane nascosto o dimenticato nelle periferie, è il tessuto dell’intera città – e la nostra dignità – a esserne ferito». È la riflessione dell’Arcivescovo Nosiglia, dopo l’incontro di lunedì 23 settembre 2019 con una delegazione di cittadini del Coordinamento Torino Nord, venuti a rappresentargli il grave e urgente problema della convivenza tra i rom che abitano i campi di strada Germagnano e strada dell’Aeroporto e la popolazione dei quartieri limitrofi. Il clima dell’incontro è stato complessivamente sereno e rispettoso; alla diocesi e alle comunità cristiane il Comitato Torino Nord ha chiesto un impegno continuo ed esplicito: una maggiore «vicinanza» non solo verso i Rom ma anche verso i residenti.
Non è la prima volta che mons. Nosiglia si coinvolge in prima persona nei problemi di relazione fra i residenti e le comunità Rom che vivono nei campi delle periferie (fin dal 2012 l’Arcivescovo aveva dedicato una sua Lettera al tema: «Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio» e altri link in calce). Al termine dell’incontro l’Arcivescovo ha voluto sottolineare come il problema del degrado investa tanto i residenti quanto i Rom: «È vero e visibile il degrado ambientale e umano in cui vivono le famiglie rom e i tanti loro figli in campi ridotti a cumuli di rovine e discariche a cielo aperto, dove scorrazzano colonie di topi. La maggior parte della popolazione dei campi vive in condizioni igienico-sanitarie precarie, priva di acqua e dei servizi essenziali, in luoghi dove regnano violenza e abusi da parte di gruppi che dominano il campo e obbligano le famiglie che vorrebbero avere una vita serena e garantita ad accettare il loro volere o ad andarsene.
Ma è altrettanto grave e pericolosa la situazione in cui vivono gli abitanti dei quartieri vicini, in particolare per quanto riguarda l’annoso problema dei fuochi che bruciano le immondizie non solo dei campi, i cui fumi appestano tutto l’ambiente circostante, costringendo la gente e tanti minori che lì abitano a respirare aria tossica e nociva per la salute. Questi cittadini hanno chiesto in più occasioni di essere ascoltati al riguardo, segnalando altresì l’urgenza dei problemi alle autorità cittadine, politiche e a quelle responsabili dell’Ordine pubblico, senza ottenere risposte appropriate alla gravità della situazione».
La proposta di mons. Nosiglia è di costituire, al più presto, una «cabina di regia» sul modello di quanto si è fatto per il MOI: un tavolo a cui siano presenti le istituzioni, le agenzie economiche, i rappresentanti dei cittadini e anche delle famiglie rom realmente interessate a un camino di dialogo e di integrazione. Il percorso del dialogo e dell’impegno comune – senza cedere ad alcuna forma di illegalità – è oggi una strada realmente percorribile, per evitare sia fratture che potrebbero essere traumatiche sia una «burocratizzazione del problema» che lascerebbe le cose come stanno. Un punto fondamentale – ha sottolineato mons. Nosiglia deve riguardare l’inserimento dei ragazzi nel sistema scolastico e l’offerta di formazione professionale per i giovani che vogliono cercare un’integrazione concreta.
L’Arcivescovo, ringraziando i rappresentanti del Coordinamento, ha assicurato la continuità della sua attenzione. Mons. Nosiglia andrà anche a incontrare i ragazzi e bambini che gli avevano scritto su questo tema lettere molto sincere e motivate. Il dialogo continuerà nelle prossime settimane.
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