Giovedì 30 aprile 2015, in occasione della S. Messa per la festa di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, mons. Cesare Nosiglia ha espresso con forza il suo appello all’accoglienza dei rifugiati: «Faccio appello alle famiglie, alle realtà religiose, alle parrocchie, a ogni persona di buona volontà e alle istituzioni perché si passi dall’emozione, che tante volte sale di fronte ai numerosi morti nel mare di Sicilia, all’impegno di prendersi fino in fondo la responsabilità di dare una risposta unanime e concreta a questa emergenza umanitaria. La nostra Chiesa locale, che si gloria di San Giuseppe Benedetto Cottolengo come di tanti altri santi della nostra terra – ultimo in ordine di tempo tra pochi giorni un figlio del Cottolengo, Fratel Burdino, che sarà proclamato Beato – deve dare esempio ed essere in prima fila in questa gara di solidarietà mostrando che l’Amore più grande, la cui icona custodisce nella Sindone, è reale e porta a compiere anche scelte che possono sembrare faticose ma che si rivelano invece fonte di un profitto di beni umani, spirituali e sociali» (testo integrale dell’omelia).
Sul settimanale diocesano «La Voce del Popolo», in edicola da venerdì 1 maggio, il direttore della Caritas diocesana Pierluigi Dovis e il direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale dei Migranti Sergio Durando hanno scritto un editoriale proprio su questo argomento. Eccolo in anteprima:
Profughi, un appello: «Aprite le vostre case»
Nelle ultime settimane il Mediterraneo è stato palcoscenico della disperazione di tanti fratelli e sorelle che sono costretti a fuggire dalla guerra, dalla fame, da tante forme di ingiustizia. Il Santo Padre, ancora domenica scorsa, ha chiesto a tutte le comunità cristiane di vivere la testimonianza dell’amore più grande attraverso l’impegno per farsi prossimi a tutti coloro che chiedono un segno di vicinanza per poter ancora sperare. La nostra Chiesa diocesana, nell’anno in cui riflette sull’amore più grande, si sente coinvolta in prima persona ed accoglie con gioia ed impegno l’appello, soprattutto nella linea del progetto «Un rifugiato a casa mia».
Si stanno definendo alcune azioni concrete da proporre a parrocchie, istituti religiosi, gruppi di impegno e famiglie cristiane. Piccoli gesti che manifestino l’amore più grande come scelta di una intera comunità ecclesiale. Quando avremo la gioia di accogliere Papa Francesco potremo offrire anche questa attenzione come regalo e come segno di ascolto del suo Magistero.
Nei prossimi giorni Caritas, Pastorale Migranti ed altri soggetti ecclesiali, di intesa con le Istituzioni civili, definiranno un piano concreto con le necessarie modalità operative. Fin d’ora, a nome del nostro Arcivescovo, chiediamo a tutti di voler aprire gli occhi del cuore per fare in modo che alcuni fratelli migranti possano essere accolti in piccolissimi nuclei anche nelle nostre case.
Pierluigi Dovis
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 3 maggio 2015