Venerdì 4 ottobre 2019 l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha rilasciato una nuova dichiarazione sulla situazione dei lavoratori dell’Embraco. Il testo qui di seguito.
«Apprendo con preoccupazione il succedersi di notizie negative sul cammino intrapreso dall’Embraco di Riva presso Chieri. Due anni fa sono stato insieme ai lavoratori in occasione del presidio da loro organizzato: ho ascoltato il grido di dolore e preoccupazione dei lavoratori e insieme, durante la veglia di preghiera, abbiamo invocato la presenza del Signore. Ricordo anche con piacere come papa Francesco abbia accolto una delegazione di lavoratori per ascoltare le loro testimonianze.
Nelle settimane successive, grazie al supporto e al lavoro delle istituzioni pubbliche (territoriali e nazionali), delle associazioni di categoria e dei sindacati sembrava essersi aperta una nuova prospettiva per l’azienda e per i suoi lavoratori.
Nelle ultime settimane abbiamo invece appreso che il processo di re-industrializzazione si è fermato e rischia di mettere a repentaglio molti posti di lavoro. Esprimo nuovamente grande affetto, vicinanza e solidarietà ai lavoratori dell’Embraco perché le loro preoccupazioni sono anche le mie. Infatti continuo ad osservare come importanti realtà industriali e produttive del nostro territorio proseguano nella dismissione dei loro siti, depauperando una città e un’area che da troppo tempo soffre di un declino inaccettabile.
Pertanto nell’esprimere la solidarietà di tutta la Chiesa torinese, vorrei riproporre due temi cari alla dottrina sociale della Chiesa, che rendono effettivamente autentico il diritto al lavoro e la sua connaturata dignità.
In primo luogo serve che le imprese, le loro proprietà e i management, siano orientati e guidati dal valore della responsabilità sociale. L’impresa è infatti un soggetto che co-partecipa alla costruzione del bene comune perché produce ricchezza per il territorio in cui s’inserisce e dà lavoro. Spesso i profitti rimangono in mano al privato, ma la disoccupazione diventa dilemma sociale e pubblico. Gli imprenditori, come richiamato spesso da papa Francesco, sono invece degli agenti sociali che hanno la possibilità di costruire una società più giusta attraverso l’economia.
In secondo luogo serve coinvolgere sempre di più i lavoratori nella vita dell’impresa. Non è possibile che le persone siano solo oggetto dei grandi processi economici e che su di loro ricadano le scelte d’investimento o delocalizzazione. I lavoratori devono essere coinvolti e partecipare alla costruzione dell’impresa se questa è davvero considerata bene comune. Anche e soprattutto nei momenti di crisi: l’unica via per risolvere i problemi è affrontarli insieme!
Auspico che il cammino intrapreso per la salvaguardia della presenza industriale e dei posti di lavoro possa riprendere celermente, attraverso il contributo di tutte le realtà chiamate in causa da questa vicenda.
Rimarrò vicino ai lavoratori attraverso la preghiera e rendendomi disponibile ad incontrarli qualora ne emergesse l’esigenza. Chiedo a tutta la comunità cristiana di pregare non solo per i lavoratori coinvolti, ma per tutte quelle situazioni di ingiustizia e fatica di cui siamo a conoscenza.
Mons. Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino»