«Una delle cose che mi colpisce di più a Natale è che per molti è un giorno di festa ma ci sono alcune categorie di persone che invece soffrono le feste natalizie in un modo particolare: sono in genere le persone più fragili, le più povere… che nei giorni in cui si realizza di nuovo un’armonia, soprattutto familiare, avvertono in maniera più netta e più chiara l’esclusione sociale». Però, ha aggiunto l’arcivescovo mons. Roberto Repole in occasione dell’incontro di Natale con gli operatori dei mass media in Arcivescovado il 21 dicembre 2023, ci sono anche persone che, pur non non appartenendo a queste categorie, nutrono un sentimento simile: vorrebbero che Natale passasse in fretta «perché è una corsa a comprare regali e non sai più quali fare, perché ormai abbiamo tutto, e rispetto ai tempi normali c’è una frenesia che si incrementa». E, allora, ha detto mons. Repole, «forse dovremmo un po’ tutti riprendere confidenza con quelli che sono gli elementi più radicali, più veri, del Natale».
Per noi cristiani, ha spiegato, «il fatto che Dio mandi il suo Figlio e il suo Figlio venga a condividere l’umanità, “esca” dal mondo di Dio per andare verso un altrove, è l’aspetto più radicale della nostra fede, perché dice che tutto ciò che esiste, esiste in ragione di questa gratuità, di questo dono di Dio. Ed è per questo che il Natale è per tutti l’occasione in cui riprendere confidenza che ciò che viviamo, a cominciare dalla nostra vita, non è qualcosa di scontato, ma è davvero qualcosa che ci è donato gratuitamente». In più, «noi sappiamo molto bene che per la fede cristiana non soltanto il figlio di Dio entra nell’umanità, ma entra in un’umanità ferita, sporcata o malata. Per cui il suo entrare dentro la nostra umanità ha a che fare anche con una spogliazione, ma una spogliazione necessaria per incontrarci così come siamo».
L’Arcivescovo ha poi brevemente richiamato un racconto del filosofo danese Soren Kierkegaard in cui un re si innamora perdutamente di una ragazza che però è poverissima, e si chiede come fare a realizzare l’amore con questa ragazza poverissima. «Di per sé una possibilità ci può essere, che è quella di far diventare la ragazza ricca come lui. Però questo re si fa il problema del fatto che, facendo così, è vero che può sposare questa ragazza, ma la può umiliare e soprattutto può essere più preoccupato di sé che non della ragazza. Ma – dice Kierkegaard in un passaggio bellissimo in questo racconto – l’amore non cambia l’amato, l’amore vero cambia l’amante». E allora che cosa fa questo re? «Decide di modificarsi lui e rendersi simile a quella ragazza». Il racconto, ha concluso mons. Repole, dice «esattamente quello che avviene nel Natale e nell’Incarnazione».
Ecco, ha continuato l’Arcivescovo, «se c’è un motivo per cui a Natale noi ci scambiamo dei doni, e questo prima che essere una prassi consumistica invece è una prassi che ha un grande valore religioso, il motivo è questo: che a Natale noi rigustiamo di nuovo la gratuità che riceviamo, ma anche comprendiamo che la parte più bella e più vera di noi sta nella nostra capacità di gratuità. Mai come quando siamo gratuiti siamo veramente noi stessi in un modo personale! E questo credo che ci farebbe bene riviverlo a Natale, soprattutto nelle nostre società consumistiche e profondamente segnate da un economicismo imperante, perché l’economicismo imperante funziona secondo la logica inversa: tu ti realizzi tanto di più quanto più sei egoista. E a Natale invece diciamo esattamente l’inverso: noi siamo davvero noi stessi tanto di più quanto più siamo gratuiti, e per questo ci scambiamo dei doni, che evidentemente diventano un simbolo».
Mons. Repole ha quindi auspicato che, con l’occasione del Natale, «si possano non soltanto a vedere gli aspetti di egoismo, con le conseguenze a volte drammatiche e deleterie che questo ha, ma a vedere i grandi germi di generosità che ci sono anche in questa città non solo a Natale». E ha citato le sue recenti visite all’ospedale Regina Margherita, al centro di accoglienza Casa Amica e in carcere, dove tante persone di buona volontà «spendono non soltanto la loro competenza ma a volte la loro passione con generosità». Sarebbe bello, ha proseguito, «se riuscissimo insieme a raccontare anche questo, perché questo c’è. E c’è oggi nella nostra città, ma c’è stato tradizionalmente: non possiamo dimenticare che questa è la città dei Santi Sociali, è la città dell’accoglienza nei confronti dell’immigrazione». Ed è un auspicio per Natale «perché la mia sensazione è che spesso, forse, siamo anche noi un po’ tutti vittime dell’economicismo imperante: siamo capaci con una critica magari incredibile di vedere gli effetti degli egoismi – a volte drammatici e tragici – ma siamo pochissimo capaci di vedere il bene che germoglia. E alla fine però ci intossichiamo un po’ tutti la vita, a forza di non vedere anche il bene». Un esempio recente tra i tanti possibili: l’enfasi data dai mass media alle proteste di un piccolo gruppo di giovani in Cattedrale e la scarsa visibilità data alle centinaia di ragazzi radunati nello stesso luogo, pochi giorni prima, per pregare e riflettere assieme sui valori che ci accomunano come cristiani.
La nostra narrazione del reale, ha proseguito l’Arcivescovo, «è davvero la più corrispondente possibile alla realtà quando non enfatizza un aspetto a discapito di altri. Ogni tanto mi colpisce, per esempio, il fatto che ci sia oggi nella cultura dominante un’enfatizzazione dei diritti individuali, che pure hanno un peso e sono importanti, però a discapito di un richiamo a dimensioni e diritti sociali che sono ugualmente importanti, a volte anche di più. Viviamo in contesti in cui c’è gente che perde il lavoro, fabbriche che chiudono… e questo poi nella vita concreta e reale delle persone ha un impatto drammatico», ma non sempre è avvertito come un problema di tutta la comunità. In conclusione mons. Repole si è augurato che questo Natale sia, «con il suo richiamo a una gratuità originale, l’occasione per essere attenti a quelle dimensioni di gratuità ma anche a quelle dimensioni di bisogno di cura a tutto tondo che ci sono in noi e attorno a noi».
A questo proposito ha segnalato due iniziative in programma a Torino: il 16 gennaio alle 21 il dibattito pubblico sul tema «Qual è il bene per Torino?», promosso con il sindaco e con il presidente della Regione; e il 20 gennaio alle 9 la mattinata di riflessione con i politici e con gli amministratori pubblici dell’area torinese sull’impegno per il bene comune. «Due piccole iniziative, ha concluso, «però forse due iniziative che vanno un po’ in questa linea e spero davvero che sia una linea che renda a tutti noi questo Natale un Natale bello e anche, per certi aspetti, nuovo».
In allegato la trascrizione integrale dell’intervento di mons. Repole.
Qui di seguito il videoplayer con la registrazione dell’intervento dell’Arcivescovo: