Il lavoro è la condizione che più di tutti allontana il rischio di recidiva per chi finisce in galera. Lo dicono tutte le statistiche: chi commette un reato e, durante il periodo di detenzione sperimenta inserimenti lavorativi dentro o fuori degli istituti carcerari, dopo aver scontato la pena non ci ricasca più. E proprio nell’ottica del reinserimento lavorativo dei detenuti nella società civile lunedì 30 novembre a Torino si è aggiunto un tassello per avvicinare il carcere alla società civile: si chiama «Marte», una vetrina dove verranno esposti durante tutto il periodo delle festività natalizie i manufatti opera dei detenuti che, grazie a 16 cooperative sociali, cercano di offrire «un mercato del regalo alternativo e solidale».
Il sindaco Piero Fassino ha inaugurato l’esposizione nei locali concessi dal Comune, in via Milano 2, a due passi dal Municipio: lo «showroom» dell’industria del carcere si affianca al vicino punto vendita aperto l’anno scorso in via delle Orfane 24, dove si possono acquistare borse, lampade, abbigliamento, biscotti, caffè, birra, mobili provenienti dai penitenziari piemontesi (tra cui Torino, Fossano e Ivrea) e italiani (Venezia, Roma, Genova e Catania). «Il punto vendita ‘Marte’ – ha sottolineato suor Giuliana Galli, religiosa cottolenghina membro del Consiglio generale della Compagnia di San Paolo che finanzia questo ed altri progetti a favore del reinserimento dei detenuti – ha come sottotitolo ‘cose buone da dentro’. Marte perché nell’immaginario collettivo il carcere è un pianeta lontano che fa paura, ‘cose buone’ perché attraverso il lavoro le persone ristrette recuperano dignità e competenze anche in vista dell’uscita dal carcere». Fassino ha invitato i torinesi, in prossimità delle festività natalizie, a pensare a un regalo che contribuisca a creare una mentalità che vada al di là del pregiudizio: «Chi incappa nelle mani della giustizia – ha detto il sindaco ricordando anche la sua esperienza di ministro della Giustizia – non deve essere messo fuori dalla società e il carcere non deve essere un tempo perduto. Di qui il valore di un regalo frutto del lavoro di chi sta ricostruendo dietro le sbarre il proprio futuro».
La vetrina e il negozio di Marte – come ha specificato Monica Cristina Gallo, garante dei diritti delle persone private della libertà – sono aperti anche grazie a un detenuto che in virtù dell’art.21 usufruisce di permessi lavorativi all’esterno del carcere. Già nei mesi scorsi a Torino 60 carcerati hanno affiancato i lavoratori dell’Amiat contribuendo alla pulizia delle città e alla manutenzione delle aree verdi. Gesti concreti che fanno bene ai detenuti e alla società.
Per questo ed altro merita una visita a «Marte»: fino al 31 dicembre è aperto tutti i giorni dalle 10.30 alle 19.30. Informazioni: www.myfreedhome.it – ufficio. garante@comune.torino.it.
(testo tratto da «La Voce del Popolo» del 6 dicembre 2015 a cura di Marina Lomunno)