Ci è stato concesso in questi ultimi vent’anni dalla Provvidenza – che tutto dispone per la salvezza degli individui e della comunità – di gioire nel constatare che molti preti e accompagnatori di catecumeni, hanno chiamato molte persone a seguire Cristo e a diventarne discepoli, non solo celebrando i Sacramenti, ma cambiando modo di vivere e abitudini mentali. Sono stati più di un migliaio.
Lo svuotarsi delle nostre chiese, cui assistiamo in questi anni, segnala una disaffezione non solo all’istituzione Chiesa, ma forse anche un allontanamento da un nostro modo di essere presenti nel mondo, non più capaci di scalfi re i cuori e le vite. In tal modo perdono attrattiva non solo le iniziative formative, ma anche gli eventi e le celebrazioni che noi proponiamo. Non scorgendone il legame con la propria vita quotidiana, molti si rivolgono ad altre fonti che danno maggiori garanzie e una pienezza di esperienza umana e globale. Nella nostra diocesi quest’anno – come a partire dagli anni ’90 – sono 45 i catecumeni che – avendo percorso con la diocesi e con la propria parrocchia – un cammino ispirato ai principi sopra esposti, sono diventati cristiani nella Veglia pasquale celebrando i Sacramenti dell’Iniziazione, cioè Battesimo, Cresima, Eucaristia.
L’arida statistica ci informa che tra essi ci sono 28 donne e 17 uomini, di cui 19 italiani e 26 stranieri. Gli stranieri provengono innanzitutto dall’Albania (9), poi dalla Nigeria (6) e altri paesi africani, dal Sudamerica e dalle nazioni dell’Est europeo.
Ci si domanda: perché tanti italiani? Perché da giovani/ adulti hanno incontrato persone veramente credenti che li hanno contagiati con la loro fede gioiosa e, spesso, si sono dimostrati desiderosi di vivere un legame affettivo in Cristo attraverso un matrimonio costruito sulla fede condivisa.
E perché tanti stranieri? A Torino, quasi sempre gli stranieri provengono delle molte comunità etniche presenti sul territorio, accompagnate dai Missionari della Consolata o Salesiani, dalle Suore che gestiscono centri di accoglienza e di sostegno, dall’opera pastorale svolta dal servizio di Migrantes, dal Sermig, dalla Comunità di Sant’Egidio. Le parrocchie non hanno grande attrattiva sugli stranieri, da questo punto di vista, eccezion fatta per alcune.
Uno sguardo più profondo ci conferma l’analisi fatta nei punti, sviluppati sui numeri scorsi de «La Voce e il Tempo», quelli che abbiamo chiamato «principi pastorali». Trasmessi agli accompagnatori venuti alla formazione proposta dal «Servizio diocesano per il catecumenato» e assimilati, soprattutto da chi è stato fedele e si è lasciato plasmare entrando nello spirito «catecumenale», hanno cambiato il loro sguardo sul proprio servizio, rendendolo unico e straordinario. Purtroppo, alcuni non «hanno tempo» o «ritengono già di sapere come si fa» e rimangono intrappolati negli schemi tradizionali («fare una bella chiacchierata catechistica») di un’ora alla settimana e tutto finisce lì. In realtà, non riescono – proprio per la loro rigidità mentale e per l’abitudine a un cristianesimo «organizzativo» – a smuovere sentimenti e convinzioni profonde, facendo venire alla luce le «nuove creature» che Cristo sta formando attraverso di loro.
In realtà, là dove, grazie al lavoro svolto insieme (con il «Servizio diocesano», con gli accompagnatori, con la parrocchia), scaturiscono storie di rinnovamento del tessuto comunitario, esse coinvolgono anche i «vecchi cattolici» in esperienze nuove di adesione a Cristo e alla Chiesa. A parte qualche scintilla, a volte dovuta a chi arriva all’ultimo momento e vuole fare di testa sua, le gioie di questo nostro servizio, grazie alla pazienza delle persone dell’équipe diocesana, sono molto più grandi delle sofferenze. Non viene meno in noi l’entusiasmo che ci ha spinti ad accettare questo mandato dal nostro Arcivescovo per portare avanti l’annuncio del Vangelo, uscendo «dalle mura» delle nostre chiese per esplorare gli orizzonti, ove Cristo già ci ha preceduto, per trovare i suoi discepoli.
don Andrea FONTANA
direttore Servizio diocesano per il Catecumenato
(testo tratto da «La Voce E il Tempo» dell’1 aprile 2018).
Al termine della funzione il testo dell’omelia sarà visibile nella sez. Documenti del sito