Fra i pellegrini di lunedì 4 maggio 2015 una delegazione dell’associazione Ahmadiyya, movimento religioso interno all’Islam fondato in India, nel 1889, da Mirza Ghulam Ahmad. Nel gruppo, accompagnato da mons. Giuseppe Ghiberti, presidente onorario della Commissione diocesana per la Sindone, figurava anche l’imam Atta Ul Wasih Tariq, guida spirituale della sezione italiana dell’associazione, che ha sede a Bologna. «Il rispetto di ogni santo, di ogni profeta e di ogni religione – ha sottolineato l’imam – è il primo passo verso la pace. Gesù è un nostro profeta, come Mosè e Abramo. Non ha senso provare odio o rancore per i cristiani».
L’associazione Ahmadiyya si riconosce nel motto «Amore per tutti, odio per nessuno», ed è stata promotrice di campagne in favore del dialogo e della pace. È presente in 196 Paesi, con sede centrale a Londra, dove la comunità conta circa 30 mila persone. E proprio dal Regno Unito, di fronte al Sacro Lino, c’era in visita anche Abdul Momin Tahir, rappresentante speciale della guida spirituale Mirza Ghulam Ahmad, che si è detto «profondamente colpito dalla memoria del dolore contenuta nella Sindone».
Giunti in pellegrinaggio lunedì 4 maggio anche i gruppi:
– di 800 vercellesi giunto guidato dall’Arcivescovo, il torinese mons. Marco Arnolfo.
– In divisa tradizionale arrivati anche i Cosacchi, antica istituzione militare russa. Tre di loro, a mo’ di guardie d’onore, reggevano un’icona sacra raffigurante una Madonna con Bambino, mentre il resto dei pellegrini al seguito veniva benedetto da un pope in preghiera silenziosa, con una pesante croce ortodossa. Per questo gruppo, così come per i 17 bielorussi del Lions Club di Svetlogorsk (gemellato con il Lions Club di Settimo Torinese dal 2002), città a 120 chilometri in linea d’aria da Chernobyl, Torino rappresenta l’ultima tappa di un viaggio lungo la Lituania, la Polonia, la Germania e la Francia.
– Tra i pellegrini ancora 17 suore domenicane dello Spirito Santo provenienti dalla città provenzale di Draguignan. Per alcune si trattava della prima visita alla Sindone.
Dopo un viaggio di 3500 chilometri i Bielorussi davanti alla Sindone
Sono partiti giovedì sera in autobus dalla Bielorussia. E dopo aver attraversato l’Austria e la Polonia in un viaggio lungo 3500 chilometri, i 52 pellegrini provenienti dalla diocesi di Pinsk sono finalmente arrivati davanti alla Sindone, in rappresentanza delle parrocchie di Gomel (la seconda città più popolosa della Bielorussia), Zhlobin e Swietlagorsk. Ad accompagnarli don Slavomir Laskowsi, che ha risposto a un invito del Vescovo di Pinerolo, mons. Pier Giorgio Debernardi. In Bielorussia i cattolici rappresentano circa il 20% della popolazione. Dopo la fine del comunismo le parrocchie sono tornate oggi a nuova vita e oggi non mancano progetti, come ad esempio quello portato avanti in collaborazione con la diocesi di Pinerolo che, grazie all’8 per mille, sta aiutando a costruire una nuova chiesa a Zhlobin. Dopo la visita alla Sindone, i pellegrini, ospiti della diocesi di Pinerolo, visiteranno Castelnuovo Don Bosco, per poi ripartire mercoledì 6 maggio alla volta della Bielorussia.
Al Museo della Sindone 5.500 pellegrini dall’inizio dell’Ostensione
Centinaia di arrivi da Vienna, Parigi, Tolone, Madrid e Barcellona, Londra, ma anche dagli Stati Uniti, da Messico, Perù, Brasile e Bolivia. Il Museo della Sindone di via San Domenico 28 a Torino ha registrato dall’inizio dell’Ostensione 5.500 visite da tutte le parti del mondo, di cui 2.000 nel week-end scorso. Numeri che si spiegano con la grande affluenza di pellegrini a Torino: dopo essere sfilati davanti al Sacro Lino, i pellegrini desiderano approfondire la storia e le problematiche scientifiche sorte attorno al Lenzuolo.
Aperto nel 1936 dalla Confraternita del Santissimo Sudario come rassegna organizzata di alcuni reperti sulla Sindone, il museo da vent’anni è allestito nella cripta della chiesa del SS. Sudario. Presenta un percorso completo sulle ricerche sindonologiche dal ‘500 a oggi cogliendone gli aspetti storici, scientifici, devozionali e artistici. Al museo della Sindone non mancano i libri e qualche souvenir per i pellegrini. «Se ne vendono parecchi – confermano i volontari – rosari, set di medaglie commemorativi, magneti, cartoline o anche semplici segnalibri».
Mille giovani per la Sindone e don Bosco
Oltre mille giovani sabato 2 e domenica 3 maggio sono giunti a Torino dalle diocesi d’Italia e d’Europa, per il pellegrinaggio alla Sindone e ai luoghi di don Bosco. I gruppi sono stati ospitati negli oratori torinesi e al Villaggio Sindone presso Casa Pier Giorgio (viale Thovez 45) grazie al progetto di accoglienza della Pastorale giovanile diocesana e salesiana «Turin for Young 2015». Tra i gruppi più numerosi quello della diocesi di Bologna, guidato dall’Arcivescovo cardinale Carlo Caffarra che ha celebrato la Messa domenica 3 maggio a Valdocco con don Sebastiano Tori, direttore della Pastorale giovanile bolognese, e don Luca Ramello, direttore della Pastorale giovanile della diocesi di Torino.
I numeri della settimana
Nella settimana dal 27 aprile al 3 maggio sono sfilati davanti alla Sindone 161 mila pellegrini, di cui 19.800 circa dalla porta centrale del Duomo. Dall’inizio dell’Ostensione il numero totale è di 347 mila.
Attesi martedì 5 maggio
Alle 9.30 visiterà la Sindone una delegazione del gruppo Ferrero. Alle 12.15 si recherà in visita alla Sindone mons. Paolo Pezzi, Arcivescovo cattolico di Mosca.
Mostre e iniziative culturali
-“Nelle terre dei sogni di Don Bosco – Padre De Agostini dal Piemonte all’America australe”. Una mostra e un volume per ricordare un missionario salesiano nella terra della “fin del mundo”, la Patagonia. L’iniziativa è in programma al Museo Nazionale della Montagna (tutti i giorni dalle 10 alle 18; chiuso il lunedì) dove resterà fino al 1° novembre prossimo.
La mostra, organizzata dal Museo della Montagna e dalla Associazione Missioni Don Bosco di Valdocco, si compone di 64 stampe sulla Patagonia e la Terra del Fuoco e traccia le fasi salienti della ultratrentennale attività missionaria ed esplorativa di Padre Alberto De Agostini, che nel 1910 lasciò il Piemonte per iniziare la sua avventura nelle terre magellaniche. Missionario, alpinista, fotografo e documentarista, scrittore, cartografo e naturalista, “Padre Patagonia” (come veniva chiamato identificandolo con la terra di adozione) ha lasciato una preziosa documentazione sulla propria attività missionaria.