Uno dei simboli più ricorrenti delle feste pasquali è sicuramente rappresentato dalle campane. Infatti il loro suono gioioso che irrompe nel silenzio della notte del sabato santo rimanda alla sconfitta delle tenebre del peccato e alla vittoria di Cristo sulla morte. La settimana santa è iniziata con la domenica «delle Palme», giorno in cui la voce solenne dei sacri bronzi ha accompagnato le processioni dei fedeli che con rami di ulivo hanno ricordato l’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme.
Nei giorni del triduo gli usi riguardanti il suono delle campane seguono regole molto precise: rintoccano a festa prima della celebrazione «in Coena Domini» del giovedì santo e risuonano a distesa al canto del «Gloria» per poi tacere fino alla sera del sabato santo. Infatti un tempo si diceva che le campane venivano «legate» proprio in riferimento ai nodi con cui venivano bloccate le corde e i battacchi per evitare che i bronzi potessero suonare anche solo a causa del vento. Nel giorno del venerdì santo in alcuni paesi il compito delle campane è assolto da strumenti alternativi quali raganelle, batole, troccole: si tratta di oggetti lignei che producono suoni brevi e secchi tramite la rotazione di una lamina che viene raschiata da una ruota dentata. Il materiale con cui sono prodotte richiama al «dolce legno» e «all’albero glorioso» della croce di Cristo.
Durante la veglia serale del sabato santo i sacri bronzi risuonano nuovamente a distesa completa dopo le letture dell’Antico Testamento quando il celebrante intona solennemente il «Gloria in excelsis Deo». Alla voce del campanile si uniscono talvolta anche i campanelli utilizzati dai ministranti durante l’elevazione. In tale occasione, come per la notte di Natale, le parrocchie sono autorizzate a suonare le campane anche in ore serali inoltrate.
E la domenica di Pasqua i brani tradizionali del «Regina coeli», «Cristo è risorto Alleluia», «Nei cieli un grido risuonò», «Cristo nostra Pasqua», insieme alle suonate solenni «a distesa», «alla Romana» e «a Tribauda » risuoneranno dalle torri campanarie della nostra Diocesi a mezzogiorno e per le funzioni festive divenendo così colonna sonora privilegiata che si unisce, come recita il preconio, a quell’inno di gloria del coro degli angeli che saluta il trionfo del Signore Risorto.
Marco DI GENNARO su «La Voce E il Tempo» del 31 marzo 2024