Pier Giorgio Frassati sarà presto proclamato Santo. Manca l’annuncio ufficiale, ma pesano le parole del card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero vaticano delle Cause dei Santi, che il 27 aprile 2024, parlando all’Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica, ha dato per certa la canonizzazione: essa «si profila per il prossimo anno giubilare», ovvero per il 2025. Le parole di Semeraro sono rimbalzate a Torino suscitando grande emozione.
Il beato Frassati fu parrocchiano alla Crocetta, è sepolto in Duomo, è amato e venerato da tantissimi. La notizia della canonizzazione nell’anno del Giubileo incrocia idealmente i programmi della Chiesa torinese per l’anno giubilare e, in modo specifico, le iniziative che la Diocesi rivolgerà ai giovani. «Nell’Omelia per il rito della beatificazione di Frassati il 20 maggio 1990, San Giovanni Paolo II lo chiamò uomo delle Beatitudini» ha ricordato Semeraro. «Il Papa disse pure che “nell’Azione Cattolica Frassati visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza e s’impegnò ad amare Gesù e a scorgere in lui i fratelli che incontrava nel suo sentiero o che cercava nei luoghi della sofferenza, dell’emarginazione e dell’abbandono per far sentire loro il calore della sua umana solidarietà e il conforto soprannaturale della fede in Cristo”».
Il giovane Frassati è annoverato nella schiera dei Santi sociali torinesi. Giovanni Paolo II rilevò che la sua vita era stata «tutta immersa nel mistero di Dio e tutta dedita al costante servizio del prossimo». Nella sua santità, ha osservato il cardinale Semeraro, c’era «un valore di continuità con la tradizione della sua terra: egli, infatti, si è innestato nel lavoro di difesa della fede, attraverso la carità profusa nel campo dell’emarginazione, prodotta dall’allora nascente contesto industriale. C’è pure, tuttavia, un elemento di novità ed è il fatto di avere cercato di confrontare il valore della fede con tutto l’arco dell’esperienza umana, operando caritatevolmente in ogni ambito: negli ambienti dell’università, del lavoro, della stampa (Pier Giorgio raccoglieva abbonamenti non per il quotidiano di suo padre, ma per quello cattolico), dell’impegno politico e partitico, e dovunque era necessario difendere le libertà sociali, cercando sempre di concepire e fomentare l’associazionismo, come amicizia cristiana destinata alla nascita di un cattolicesimo sociale».
Fonte: «La Voce E il Tempo» del 5 maggio 2024