L’obiettivo è chiaro, annunciare il Vangelo agli uomini, tutti gli uomini ovunque essi vivano. Ma per essere Chiesa missionaria («in uscita») bisogna prima di tutto «essere Chiesa». Su questo punto fondamentale l’Arcivescovo Repole desidera mettere al lavoro il nuovo Consiglio Pastorale interdiocesano di Torino e Susa, che venerdì 22 marzo 2024 ha tenuto la sua prima riunione presso la Curia di via Val della Torre. Ai cento consiglieri delle due Diocesi, Repole ha chiesto di avviare nei prossimi anni una riflessione approfondita sull’«essere Chiesa» nel tempo della secolarizzazione, «un tempo», ha detto l’Arcivescovo, «nel quale la società non è più tutta cristiana». Cosa sarà necessario per essere davvero Chiesa in un contesto di partecipazione molto ridotta rispetto al passato, di presenze sacerdotali assottigliate, di cultura distante o addirittura ostile al Vangelo?
Aprendo i lavori del nuovo Consiglio Pastorale (il primo istituito in rappresentanza trasversale delle due Diocesi), Repole ha posto la questione con due domande: «Quale è il senso di un Consiglio Pastorale?» e «Cosa mi aspetto dal Consiglio Pastorale?». Significato e obiettivi di un organismo che il Vescovo ha presentato delineando come orizzonte di fondo del percorso avviato «l’avere uno sguardo di insieme» – capace di lavorare sulle analogie tra le due Chiese – e il «favorire il camminare insieme». Un organismo dunque che, come Repole ha richiamato attingendo al decreto del Concilio Vaticano II «Christus Dominus» (al n. 27) «sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa», ha il compito ben definito da tre verbi: «studiare», «esaminare», «proporre» e in cui soprattutto si esprime una «corresponsabilità differenziata», dove l’aggettivo usato indica una modalità di confronto in cui se da un lato ci spoglia della particolarità da cui si proviene per mettersi al servizio di tutti, dall’altro si riporta quella realtà di Chiesa che si respira nella vita di tutti i giorni e che pertanto è necessariamente diversa da persona a persona. Un organo che si compone di differenze in cui, come ha sottolineato ancora Repole, è lo Spirito protagonista: «Dico e ascolto ciò che lo Spirito può suggerire ed è così che quella varietà composita che si determina può produrre ciò che nessuno avrebbe pensato da solo».
Non un Consiglio dettato dunque da logiche di maggioranza, ma per soddisfare quali attese? «Anzitutto», ha proseguito «per aiutarci come Chiesa che è in Torino e come Chiesa che è in Susa al ripensamento del nostro essere Chiesa nel tempo di oggi, nella comunità degli uomini di oggi. Siamo comunità circoscritte con una specificità: la fede in Gesù Cristo, siamo la comunità di tutti coloro che guardano con fede a Gesù. E dobbiamo riprendere confidenza proprio con questo aspetto per essere Chiese vive, in modo diverso. Dobbiamo aiutarci a capire come coscientizzarci e a cambiare per essere Chiesa che continua a dare lode a Dio e che rende il Vangelo disponibile a tutti». Un rendere il Vangelo disponibile che implica la necessità di far intercettare vita e fede in tutti i possibili ambiti da quello familiare a quello lavorativo, da quello economico a quello delle fragilità, da quello culturale a quello scolastico e universitario, per citare i principali senza dimenticare le nuove sfide antropologiche che si pongono.
Una presenza rinnovata anche in quel «camminare insieme» tra le due diocesi che si è respirato come auspicio fin dai primi passaggi della serata, in cui si sono ripercorsi i primi passi già compiuti in quasi due anni e quelle peculiarità che possono essere di arricchimento reciproco nelle prospettive future. E poi ancora nelle prime conoscenze nel momento conviviale che ha preceduto la parte «istituzionale» della serata con la votazione per la costituzione della Segreteria del Consiglio.
A conclusione, infine, un primo scambio di impressioni per avviare un lavoro che, come ricordato anche dall’ausiliare Giraudo, non si esaurirà nelle sedute prefissate, ma che, fondato sull’ascolto, i consiglieri potranno portare avanti e riportare alla Segreteria attraverso un indirizzo di posta elettronica dedicato.
Federica BELLO su «La Voce E il Tempo» del 31 marzo 2024
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