Sabato 12 novembre, alle 18.30, nella cappella delle ex Carceri Nuove in Torino lArcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha presieduto la S. Messa in ricordo di padre Ruggero Cipolla, cappellano delle carceri torinesi per cinquantanni.
Un’occasione per riflettere sulla realtà attuale delle carceri italiane. «Anche oggi», ha detto mons. Nosiglia, «cè molta strada da fare per far sì che il carcere assuma sempre più la sua funzione, peraltro stabilita dalla legge, di una casa non solo dove si sconta una pena per ciò che si è fatto, ma anche un percorso di reinserimento nella società partendo dal ricupero della persona del detenuto, aiutato a ritrovare fiducia in se stesso e nella legalità e nella giustizia e, dunque, nel rispetto degli altri e del bene comune, principio fondante dei comportamenti e scelte di vita di ogni cittadino membro di una comunità. Ecco allora, da un lato, lesigenza di una giustizia giusta, di un processo giusto e di un tempo ragionevole e dunque non troppo lungo, come è adesso, per ottenere la sentenza definitiva; ma dallaltro, le forme alternative al carcere previste dallordinamento e infine dal rispetto di ogni detenuto in fatto di ambiente carcerario, superando il sovraffollamento nelle stesse celle e linerzia e linsignificanza del tempo che passa senza possibilità di occuparlo in modo umano e utile a se stessi e agli altri, la scarsità delle risorse umane e materiali disponibili alla gestione della struttura per rendere più vivibile e serena, malgrado tutto, la vita allinterno dellistituto».
E, ancora, «resta da promuovere, seppur molti passi si sono fatti, un riconoscimento adeguato della professionalità e del servizio degli agenti penitenziari e del personale addetto, in modo che risulti motivato non solo da necessità economiche di lavoro, ma anche per scelta di un servizio qualificato e necessario per il bene comune e lattuazione della giustizia».
«Il ricordo di padre Ruggero e della certezza che egli dal cielo prega per voi, cari detenuti, vi sproni a non cessare di sperare in un futuro diverso e possibile», ha concluso l’Arcivescovo, «grazie alla vostra buona volontà e allaiuto solidale di chi vi è vicino in questo momento, delle vostre famiglie, che pensano a voi, e di una giustizia mi auguro veramente umana e attenta a favorire ogni vostro impegno verso luscita da questo luogo, rinvigoriti nello spirito e pronti a ricominciare un periodo nuovo della vostra vita».
In allegato il testo integrale dellomelia.