Vicini a chi fa più fatica, vicini per condividere un pezzo di strada consapevoli del momento difficile, dell’impossibilità nella maggior parte dei casi di poter cambiare le situazioni, ma non per questo rassegnati. È lo spirito con cui operano i confratelli della San Vincenzo interparrocchiale che unisce le comunità Sant’Ignazio e Santissimo Nome di Maria con l’obiettivo di sostenere le famiglie in difficoltà, gli anziani, i disoccupati. «La nostra – spiega Saverio Canevaro, vicepresidente – è una realtà che dagli anni 60 cerca di offrire aiuto a chi vive situazioni difficili e che oggi conta su una trentina di confratelli sotto la presidenza di Tiziana Volpatto». Un arco di tempo lungo a sufficienza per veder cambiare le condizioni di povertà, per incontrare chi è scivolato improvvisamente in condizioni difficili e sperimenta anche la vergogna del dover chiedere aiuto.
Abbiamo – prosegue – i classici casi di povertà cronica per i quali sappiamo che i nostri interventi di aiuto non saranno mai risolutivi, ma anche tanti casi che affrontiamo con la fiducia che l’aiuto materiale offerto, ma sopratutto la vicinanza la condivisione del momento difficile, possano rappresentare uno stimolo a rialzarsi, a non rassegnarsi, a cercare di riemergere dalla condizione di povertà attraverso piccoli progetti». I confratelli della San Vincenzo si ritrovano ogni quindici giorni alternando la sede dell’incontro presso le due comunità, mentre al Santissimo Nome è aperto tutti i mercoledì uno sportello d’ascolto. «Complessivamente – aggiunge – aiutiamo una settantina di famiglie, alcuni casi arrivano al centro d’ascolto, altri ci sono segnalati dai servizi sociali o dai parroci. Gli aiuti sono sostegni economici per le bollette, borse della spesa, ma al primo posto tra le richieste c’è quella del lavoro».
Richiesta ovviamente difficilissima da soddisfare, ma non mancano le difficoltà anche per i pacchi viveri: «se prima era sufficiente quando arrivava dal banco alimentare – precisa – oggi questi aiuti sono diminuiti di oltre il 30% e dobbiamo ricorrere sempre più a collette organizzate da noi». Le collette non sono però l’unica innovazione di una San Vincenzo che per farsi sempre più prossima di chi vive la povertà è riuscita a coinvolgere anche i giovani. «Abbiamo pensato – conclude – che oltre ad essere importante per la crescita e maturazione dei ragazzi l’esperienza di servizio ai poveri, la presenza di ragazzi e giovani accanto ai confratelli potesse diventare un vero e proprio valore aggiunto per i nostri interventi. Così abbiamo coinvolto un gruppo di giovani dai 15 ai 17 anni che affiancano i confratelli nelle visite familiari e questa loro presenza ci ha permesso di farci ancora più prossimi di chi è in difficoltà. I giovani nelle famiglie entrano in dialogo con i coetanei e ne registrano con la loro sensibilità i problemi, le fatiche che magari noi non coglieremmo. Inoltre contribuiscono a far sentire meno sole le famiglie, a stabilire relazioni di vicinanza che sono poi la chiave per ritrovare la speranza».
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 19 aprile 2015