Sacro Cuore di Gesu’ la parrocchia piu’ grande

«Siamo la parrocchia più grande della città, e forse anche dell’intera diocesi, in quanto a popolazione». Così il parroco, don Luciano Fantin, esordisce per esprimere la realtà parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, che a breve riceverà la visita pastorale dell’Arcivescovo Nosiglia. Una realtà complessa, grande, non sempre facile, inserita nel cuore della città, tra la zona degli ospedali e la stazione di Porta Nuova; una parrocchia immersa nei problemi della gente, vicina a chi ha più bisogno, che non può sottrarsi alle preoccupazioni dei suoi parrocchiani.

Dal 2003, da quando i frati cappuccini – che hanno storicamente retto la parrocchia fin dalla sua fondazione – hanno lasciato la guida pastorale, don Luciano è stato incaricato di portare avanti le attività coadiuvato da alcuni sacerdoti (don Giuliano Naso, vicario parrocchiale dal giugno scorso, e don Fiorenzo Lana, collaboratore).

«A dir la verità – continua il parroco – se prima erano presenti sette frati, ora ci ritroviamo in due sacerdoti stabili, con conseguenti difficoltà nella gestione delle attività pastorali ». Con un numero di messe domenicali inferiore alle altre grandi parrocchie della città – sono quattro le celebrazioni nei giorni festivi presso la parrocchiale – si vive qui una buona partecipazione alla liturgia, forse anche più accentuata durante la settimana.

Una liturgia che negli anni il parroco ha voluto e saputo rinnovare e far apprezzare nella sua sostanza, nella sua ritualità, per riportare ad una fede profonda le tante manifestazioni di devozione popolare che sono presenti tra la gente. Anche qui, come in molte parrocchie cittadine, si riscontrano differenze e contraddizioni nell’estrazione sociale dei parrocchiani: a fronte di numerosi professionisti (del settore medico, impiegatizio, commerciale) che partecipano alle attività della parrocchia, si trovano anche molte persone che vivono in situazioni precarie: stranieri immigrati di varie nazionalità – sebbene in misura minore rispetto alle parrocchie confinanti – lavoratori in proprio che sono stati messi in difficoltà dalla crisi lavorativa, persone che per varie necessità hanno dovuto affrontare situazioni economiche pesanti.

In tutto ciò la parrocchia è presente, anzitutto, attraverso un rapporto che si instaura positivamente con le persone che vengono a «bussare» alla porta della chiesa; in secondo luogo con la promozione di tante attività in aiuto ai più deboli e in collaborazione con le associazioni caritative, quali il punto d’ascolto della Caritas o il volontariato vincenziano o la costituzione di un dopo-scuola nei locali parrocchiali dove la comunità di Sant’Egidio si impegna per un’istruzione soprattutto linguistica, per gli stranieri che necessitano di imparare l’italiano.

In una realtà così variegata e popolosa, però, si vive – almeno all’interno della parrocchia – una bella unità: le comunità straniere, infatti, sono pienamente inserite nella vita parrocchiale, soprattutto quelle provenienti dall’est europeo e dall’America, portando il loro contributo in termini di fede e di aiuto volontario nelle attività. Anche il rapporto con le altre realtà religiose risulta cordiale e vissuto con reciproca attenzione e integrazione: ne è un esempio l’attività estiva per i bambini e ragazzi, che oltre ad essere un aiuto concreto alle famiglie, diviene anche un luogo di incontro per i parrocchiani, un modo per fraternizzare e conoscere l’altro.

Luca BELLO

Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 17 maggio 2015

 

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