San Martino scrigno d’arte sacra

La parrocchiale di San Martino è uno scrigno d’arte del ‘700, che conserva tra l’altro, uno splendido altare maggiore in stile barocco progettato dallo Juvarra.
 
L’appassionato coinvolgimento nell’impresa della popolazione e delle famiglie più influenti del borgo favorì la conclusione dei lavori dell’attuale chiesa nel 1788: l’interno ha quattro altari laterali, oltre all’altare maggiore dedicato al santo titolare: quelli della Consolata e dell’Annunciazione a sinistra, gli altri del Crocifisso e di San Giovanni Nepomuceno a destra.
 
L’esterno della nuda essenzialità del cotto e delle rare modanature contrasta con il sapiente repertorio delle strutture e decorazioni interne tutte contenute in un articolatissimo gioco di alternanze del modulo lineare retto e curvilineo. L’asse principale, ingresso-coro, sottolinea la ritmica frammentazione in pianta del fluire delle pareti laterali verso l’altare maggiore, scandita dalla discesa di fasce di lesene modanate ad angolo retto in corrispondenza dei pilastri emergenti dalle cavità delle cappelle laterali. In alto, all’imposta delle volte che piegano in curvatura i motivi sottostanti, un’ampia fascia orizzontale, articolata in minute cornici, lega tutto l’invaso della chiesa raccordandosi al fondo con il timpano che sovrasta l’incorniciatura dell’icona maggiore.
 
Al primo altare a sinistra incontriamo sia la pala dell’Annunciata che la Relazione di Giacomo Sassi data al 1790; nel secondo spazio, alla parete sinistra una Vergine Immacolata ed Angeli del 1868 di Francesco Gonin; nella successiva cappella si conservano due interessantissime statue di primo settecento, Santa Lucia e Sant’Agnese, quasi certamente appartenenti agli arredi della precedente chiesa su cui è stata edificata l’attuale. L’area presbiteriale è dominata dall’altare maggiore proveniente dalla chiesa certosina di San Massimo e San Lorenzo di Collegno: la complessa macchina d’altare settecentesca, collocata qui nel 1806, ricca di intarsi marmorei policromi, applicazioni in bronzo dorato e sculture in marmo bianco, per essere valutata compiutamente va idealmente ricollegata al suo ambiente di origine, accanto alle numerose opere di Stefano Maria Clemente di cui il tempio collegnese è un vero e proprio museo.
 
Dietro all’altare, sopra l’elegante coro ligneo intarsiato si eleva l’icona di San Martino; il santo rappresentato entro un trionfo di angeli, si innalza nel cielo di un paesaggio valsusino entro cui spicca una veduta di Rivoli con il suo castello.
 
L’opera fu dipinta da Gerolamo Gherzi nel 1697 e apparteneva alla vecchia chiesa, come accade anche per il portale, datato 1734.
 
Dalla parrocchia di San Martino dipesero a lungo anche le cappelle della concezione della Vergine di Corbiglia e la Madonna delle Grazie della borgata Tetti Neirotti; in quest’ultima, in particolare, continua a dimensione quasi familiare il culto del beato domenicano Antonio Neirotti.
 
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 16 settembre 2012

 
 
 
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