Nell’inevitabile e necessario tempo di lockdown le Conferenze di San Vincenzo non hanno smesso di portare aiuto e conforto ai più deboli e fragili. Certamente si sono dovute limitare moltissimo le forme di intervento che ordinariamente si erogano e i Confratelli hanno provato quei sentimenti, un po’ laceranti, che il filosofo Masullo definisce «fierezza della libertà» (di operare ciò che si ritiene giusto) e «saggezza dell’obbedienza» (alle regole dettate dall’emergenza nell’interesse collettivo) e che regolano la sopravvivenza della società.
Trovandoci nella cosiddetta Fase 2 dell’emergenza la San Vincenzo si trova a dover affrontare richieste e sfide ancora più grandi. Il Covid ha determinato l’emergenza sanitaria e ha portato con sé le emergenze economiche e sociali; a chi già si trovava in condizioni di bisogno e disagio si sono aggiunti coloro che, già precari, sono stati ridotti in povertà e coloro che necessitano con urgenza di un concreto sostegno per riprendere una sorta di «normalità» al netto dei sussidi statali e dei loro ritardi.
Le Conferenze sul territorio e il Consiglio Centrale torinese sono ovviamente presenti e attivi, ma devono sostenere un grande sforzo perché il loro operare non sia solo puro assistenzialismo, ancorchè necessario, ma sia inserito in un sistema di aiuto e soccorso coordinato con le altre agenzie caritative ecclesiali presenti sugli stessi territori. Abbiamo sperimentato tutti, nei mesi passati, il rinnovato valore della solidarietà concreta, ben rappresentato dal lavoro degli operatori sanitari e dalle forme spontanee di soccorso e aiuto ai più fragili e bisognosi. Si è riscoperto il senso della comunità e della responsabilità verso l’altro. La coscienza che una volta debellato il virus nulla sarà come prima è stata dolorosamente raggiunta e ci si domanda quali saranno gli interventi da mettere in campo per affrontare il cambiamento. Ritengo, come altri ben più autorevoli hanno già affermato, che il cambiamento debba, prima di tutto, avvenire in ciascuno di noi: la coscienza che tutto sarà diverso e il valore della comunità, il senso del bene collettivo oltre che individuale, deve trasformarci in consapevolezza in ciascuno di noi e tradursi in pensiero e opere concrete. Solo se individualmente e comunitariamente avremo questa capacità si può sperare di agire affinché la politica, ahimè oggi debole, spesso difettosa di pensiero e di visione, talvolta poco competente, abbia la forza e il coraggio di attuare le riforme necessarie e ineludibili per il tempo presente e per i tempi a venire.
Per questi motivi, e non solo, rivolgo da queste pagine un forte appello a chi abbia buona volontà, un po’ di tempo da liberare dagli impegni quotidiani e qualche idea ed idealità a venire in San Vincenzo. Il lavoro da fare è tantissimo, c’è posto per tutti coloro che vogliono contribuire, personalmente e nelle forme più disparate in base alle proprie attitudini e competenze, a prendersi cura dei poveri. G. B. Shaw diceva che «il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio ma l’indifferenza. È questa l’essenza della disumanità». Durante le fasi più dure dell’emergenza sanitaria si è riscoperto l’umanità, che non è mai scomparsa ovviamente, attraverso il lavoro degli operatori sanitari e sociali in condizioni di profondo disagio e di limitazione della comunicazione personale, dunque è tempo per ciascuno di noi di non essere indifferenti ai grandi bisogni dei più fragili e di coloro che sono svantaggiati.
Ciascuno di noi è responsabile, cioè deve trovare dentro di sé la capacità di elaborare risposte e deve avvertire come impositivo il dovere di rispondere e ubbidire a una necessità. Incontrare le Conferenze di San Vincenzo è facile, basta rivolgersi alla propria parrocchia o a quella vicina e chiedere al parroco, oppure riferendosi direttamente alla Segreteria del Consiglio Centrale in corso Matteotti 11 (tel 011.5621986). Chi vorrà aiutare o impegnarsi nelle Conferenze, e spero siano tanti, sarà sicuramente accolto e valorizzato perché sappiamo che risponde a una «vocazione»; J. Maritain affermava, infatti, che «l’uomo perviene all’oblatività sociale nel trascendersi, sostenuto dalla fede nel trascendente ».
Giovanni BERSANO – presidente del Consiglio Centrale di Torino
(testo tratto da «La Voce E il Tempo» del 24 maggio 2020)