Non sembra vero che la Collegiata Nuova (San Maria della Stella) e San Bernardo sono già da quasi 41 anni a servizio della città di Rivoli! E Gesù Salvatore da circa 16!
Gesù Salvatore è una chiesetta semplice e umile. È stata questa chiesa lultimo sforzo pastorale dellarciprete can. Domenico Foco. Anche se, al contrario delle altre due, non è parrocchia essa è davvero «la casa di Dio tra le case degli uomini». Se le «nuove» famiglie di via Gatti, via Baldi, via Cavour
hanno fatto un po famiglia è grazie anche a questa presenza che ha ottenuto due effetti: favorire lincontro con gli altri e con lAltro!
In un mondo sempre più anonimo ma desideroso di relazioni umane vere, in una società sempre più distratta ma bisognosa di senso, di fede, di Dio anche una chiesetta umile e semplice come Gesù Salvatore può essere un bel segno, un delicato richiamo, una preziosa presenza.
Chissà come sarebbe la Rivoli di oggi senza questi tre luoghi di culto, di incontro con Dio, ma anche di aggregazione umana
Sì, perché una chiesa-edificio non è un «monumento» da visitare o un luogo riservato ad alcuni, pochi, quasi fosse un «club» con tanto di iscritti e di quote di iscrizione!
La Chiesa per sua natura è chiamata a essere la visibilità di un Dio dalle braccia sempre aperte a tutti o, per dirla con l’immagine cara a papa Giovanni XXIII, a essere la «fontana del villaggio» dove tutti possono sostare, si possono dissetare, lavare, rinfrescare.
Viene spontaneo passare dalla chiesa-edificio alla chiesa-comunità e pensare al mai dimenticato dai rivolesi can. Domenico Foco (l’arciprete!) che queste tre chiese volle con la tenacia e la determinazione che lo caratterizzavano, affrontando non poche contestazioni e vivendo momenti di terribile solitudine. La chiesa di Rivoli doveva scendere in mezzo alla gente, nel cuore della città e percorrere insieme un cammino proprio dove la vita esisteva.
Erano gli anni in cui sui muri si leggeva «meno chiese e più case». Anche noi la pensavamo un po’ così. Ci pareva, ingenuamente, che «chiese» e «case» fossero le une alternative alle altre, dimenticando che una chiesa-edificio nella quale matura una chiesa-comunità «bella, viva, vera» si sarebbe anche fatta carico dei senza-casa, dei senza-lavoro, dei senza-salute, dei senza-accoglienza
Sì, questo è il compito della Chiesa e dunque della parrocchia che ne è la concretizzazione: rendere attuale il Signore Gesù che ha annunciato la straordinaria «bella notizia» che Dio è Papà che ama tutti e sempre ma che ha attualizzato questo annuncio vivendo una fraternità così profondamente umana da essere
divina!
Il Gesù che la Chiesa, una parrocchia, è chiamata ad annunciare è il Gesù che abbraccia i bambini, tocca i lebbrosi, guarisce i malati, consola i disperati, piange lamico morto, accoglie gli stranieri, riabilita i peccatori, si indigna di fronte all’ipocrisia, condivide solitudine, sofferenza e morte. È il Gesù dell’amore più forte della morte!
Benedetto XVI parla di «chiesa amica dell’uomo». Sulla facciata di una chiesa della nostra diocesi è scritto: «Perché la famiglia diventi più Chiesa, la Chiesa diventi più famiglia»
Un augurio: che possiamo sentire e vivere la Chiesa così.
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 16 settembre 2012