Da più di dieci anni, nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre, l’Arcidiocesi di Torino ha invitato i giovani a ritrovarsi insieme, con una proposta culturale e religiosa a un tempo. La «Notte dei Santi», – la cui prima edizione fu voluta dal card. Severino Poletto – è stata costantemente riproposta in questi anni dall’Arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia. In forme e modalità differenti, la «Notte dei Santi» ha sempre mantenuto il chiaro intento di condurre i giovani alla scoperta dell’esperienza di fede dei Santi, di educarli all’invocazione della loro intercessione, di alimentare nei loro cuori desiderio della santità.
La questione di fondo
Se la solennità dell’Assunta è quasi totalmente identificata con il «ferragosto» estivo, se la Pasqua è diventata il week end di primavera, da dedicare alla prima gita fuori porta… nella Solennità di tutti i Santi siamo però innanzi a qualcosa di più e di diverso. Non si tratta solo di una trasformazione culturale che inverte il senso della storia, riportando ad una forma pre-cristiana un’antica festa pagana. Non c’è soltanto la perdita culturale della dimensione cristiana, ma si impone anche un nuovo significato «religioso» attraverso l’apparente innocenza culturale, pervasivo e antitetico al Cristianesimo. Non è soltanto uno scherzo: «È iniziato come fenomeno commerciale, studiato per vendere gadget quando Halloween sembrava solo una carnevalata per bambini», spiega don Aldo Buonaiuto, del servizio anti-sette della Comunità Papa Giovanni XXIII. Invece, in una ventina di anni, ha assunto il senso dell’esaltazione dell’horror e del macabro. Continua dalle pagine di Avvenire di già di qualche anno fa: «Nulla più a che vedere con la festa dei bambini che, negli Usa, passavano di casa in casa a ‘minacciare’ con la formula ‘dolcetto o scherzetto’, insomma».
Quale coscienza educativa?
E conclude: «Ora la mia domanda è: i nostri figli, ma anche noi stessi, abbiamo bisogno di questo? In tempi già difficili e vuoti di contenuti, perché questa gara per rappresentare il male?» (Avvenire, 31 ottobre 2014).
La proposta, non solo il 31
Questi aspetti, sempre più preoccupanti, non sono affatto nuovi, sono anzi ben noti da oltre vent’anni. L’inedito su cui vegliare è la progressiva diffusione sui social di immagini – fotografie, spesso selfie – a sfondo o a tematica esoterica, soprattutto tra i pre-adolescenti e gli adolescenti. Profili Instagram, Facebook, gruppi di Whatsapp possono essere caratterizzati in maniera più o meno esplicita proprio da questo mood, che si esprime al massimo nella notte di Halloween ma si estende ben oltre, in normalità dai tratti preoccupanti. Ecco perché la proposta della Pastorale Giovanile vuole essere non solo un invito alla preghiera, in cattedrale, con l’Arcivescovo, nello stile della preghiera di Taizé.
La prima parte della serata puntava proprio ad un taglio educativo con l’invito agli adolescenti e ai giovani è stato di scattare fotografie e inviarle a santi2019@upgtorino.it sul tema «i Santi della porta accanto», ovvero di immagini, segni, esperienze che lascino trasparire la luce, la bellezza e l’amore che già abitano la nostra realtà, attraverso coloro che accolgono il Vangelo nella realtà di tutti i giorni (da qui il titolo «Santi in camera!»).
Immagini di luce e di verità
Dalle 20.30, al Museo Diocesano, a partire dalle immagini inviate dai giovani e dalle opere d’arte sacra custodite, si è sviluppato un dialogo a più voci, con l’intervento di Lorenzo Carrus, fotografo professionista, di Juri Nervo, dell’Eremo del silenzio, che ha illustrato la mostra «Santi della porta accanto», di don Giuliano Naso, che ha invitato a una rilettura dell’esperienza alla luce della santità nella Chiesa. La preghiera di Taizé in Duomo ha aperto infine le porte del cuore alla grazia di Cristo: per poter essere segni luminosi del Vangelo.
don Luca RAMELLO – direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dei Giovani e dei ragazzi
(testo tratto da «La Voce E il Tempo» del 27 ottobre 2019)