È stato un passo importante sia per il significato canonico che per il profilo pastorale: a 50 anni dalla fondazione (24 maggio 1964) il Sermig viene infatti dotato di adeguati strumenti giuridici per operare a pieno titolo nella Chiesa, torinese e universale, come comunità che ha compiuto scelte importanti in campo ecclesiale, ponendo i propri membri e la propria azione a servizio diretto della Chiesa stessa. Il riconoscimento giuridico, infatti, comporta una serie di obblighi e impegni, che vengono indicati nello Statuto; così come implica, da parte della diocesi di Torino, il riconoscimento delle «regole» con cui il Sermig intende perseguire le finalità del proprio ministero ecclesiale.
La consegna dello Statuto rinnovato è giunta a conclusione di un iter molto articolato: già dieci anni fa l’allora Arcivescovo card. Poletto aveva approvato «ad experimentum» uno statuto che poi in questi mesi è stato modificato e confermato definitivamente dall’Assemblea plenaria della Fraternità in data 31 luglio 2014. La richiesta formale di approvazione inoltrata a mons. Nosiglia porta invece la data del 15 agosto, solennità dell’Assunzione di Maria Vergine (a Maria «Madre dei giovani» è dedicata la nuova chiesa dell’Arsenale di Borgo Dora).
Il Sermig come comunità di fedeli uniti in fraternità vive da tempo secondo una sua «Regola», che è cosa diversa dall’attuale riconoscimento giuridico. Lo Statuto serve invece a inquadrare e ordinare le molteplici attività del Sermig in modo da rendere anche trasparente ogni scelta della gestione.
Quali sono le caratteristiche salienti? Alla sede di Torino fanno capo tutte le altre sedi e attività del gruppo (gli Arsenali di Madaba in Giordania e di San Paolo in Brasile, le attività missionarie, ecc.); è l’Assemblea Plenaria della Fraternità il massimo organismo deliberativo, da cui provengono le nomine degli «animatori», cioè i responsabili dei tre rami (maschile, femminile, famiglie) in cui si articola la Fraternità.
Sempre l’Assemblea nomina i «coordinatori», responsabili della gestione pratica delle case e dei servizi. L’Assemblea sceglie anche un «padre» o «madre» come presidente della Fraternità: il suo incarico è di rappresentare l’intero Sermig e di esserne il segno e il garante di unità; il «padre» è eletto per 5 anni, rinnovabili per due mandati. Il fondatore, Ernesto Olivero, manterrà questo incarico a vita.
Ernesto sottolinea il valore di questo documento: «Arriva dopo una lunga attesa. Ma è stata per noi un’attesa nella speranza che non tradisce. La fedeltà alla Chiesa per noi è essenziale, è il nostro stesso modo di essere, abbiamo investito tutto in questa fedeltà». Il servizio alla Chiesa, a Torino come nel mondo, significherà anche fra l’altro poter coltivare vocazioni, al sacerdozio o alla vita consacrata, in piena comunione con la Chiesa.
Mons. Nosiglia mette in risalto il significato e il valore dell’esperienza del Sermig non solo per la Chiesa di Torino: è noto infatti che il gruppo dell’Arsenale è il punto di riferimento per l’animazione caritativa e missionaria di moltissimi gruppi giovanili, in Italia e non solo. L’Arcivescovo dichiara: «Ogni volta che la Chiesa riconosce una realtà che è nata nel suo seno come è stato per il Sermig da oltre cinquant’anni, secondo il volere di Dio e il carisma che lo Spirito ha suscitato, si arricchisce e offre a tutti il segno di quell’amore più grande di Gesù Cristo che continua a portare nel mondo, e ai poveri e ultimi in particolare, il suo Vangelo di carità e di speranza».