Carissimi, buon riposo!
In realtà questo augurio, in una società caotica ed efficientista come la nostra, può risultare persino un po’ inquietante… Il termine «riposo» può evocare dei fantasmi inconsci legati a immagini come «casa di riposo», «riposo eterno»… L’immagine meno triste ed anzi abbastanza dolce è quella del «buon riposo», detto prima di andare a dormire, magari dalla mamma con un bacio al suo bimbo.
Ma anche il sonno non è privo di aspetti che possono suscitare paure profonde, specie nei piccoli. E sempre più adulti dormono male e poco, perché stressati o per ridurre al minimo il tempo «perso» dormendo. Efficientismo che fa del riposo solo una cosa di cui purtroppo non si può completamente fare a meno, ma che è comunque negativa, fino a coincidere appunto con quello «scarto», che sovente denuncia il Papa, scarto nel nostro caso del vecchio e della morte…
Tempo libero è dunque tempo perso? E invece Dio lo ritiene talmente importante da richiedercelo con un Comandamento specifico tra i primi tre, che riguardano il rispetto verso Lui stesso! E nella religione ebraica il giorno del riposo, il sabato, è sacro, come in passato doveva essere sacro ogni 50° anno, il Giubileo, in cui anche l’intera terra doveva riposare e tutto doveva ricominciare, come all’alba di un nuovo giorno.
Qualcuno ha affermato, molto efficacemente, che il Signore ha creato il «7° giorno» – e la festa in generale – per farci gustare un anticipo del Paradiso, che sarà Festa eterna con Lui. Perciò, il riposo non è solo una cosa piacevole o una necessità biologica: è un dovere! Quanti fedeli si confessano di non aver dormito a sufficienza o di non essersi più presi qualche giorno libero?
E anche per la domenica, il precetto di partecipare alla Messa può avere delle motivazioni per non essere osservato. Ma non possiamo mai essere dispensati dal 3° Comandamento: «santificare» tale giorno leggendo la Parola di Dio, trovando qualche minuto per la preghiera, intensificando i rapporti con gli altri (la famiglia!), compiendo qualche opera buona. Questo vale per estensione alla necessità e obbligo di prendersi un tempo di vacanza, che sia vero riposo ma che anche venga esso pure «santificato» con le azioni dette per la domenica.
Ed è valido soprattutto sia per coloro che sono ancora presi nel turbinio del troppo fare, sia anche per coloro che subiscono l’avere del tempo «libero», perché sono in giornate tristemente «vuote» per la mancanza di lavoro. Bisogna avere la forza e il coraggio, chiedendone la grazia al Signore, di «liberarci del tempo» come testa e cuore, per trovare momenti in cui recuperare la pace profonda nel rapporto con Dio che è il nostro «riposo», e per recuperare rapporti nuovi e più veri con gli altri, in quella comunione che ci dà pace.
Dunque, buone vacanze a tutti, in qualsiasi situazione siamo!
Arcivescovo di Torino