«La Lettera pastorale “La città sul monte”, che in questa Quaresima possiamo opportunamente rilanciare, si incentra sulle parole di Gesù che ci invita ad essere sale della terra e luce del mondo, grazie alla nostra fede in Lui vissuta nella carità. È come se ci dicesse: non siate, cari miei discepoli, invisibili negli ambienti della vostra vita quotidiana e nemmeno muti, ma abbiate il coraggio di mostrare con coerenza e coraggio la vostra fede, lampada che arde in voi e deve illuminare tutti quelli che vi circondano.
La fede è condizione essenziale per vincere le avversità, gli scoraggiamenti, la paura di non farcela, l’insicurezza. Ci sono oggi cristiani paurosi e tiepidi – ci dice Papa Francesco –, che non hanno il coraggio di farsi vedere cristiani, soprattutto nei luoghi laici, e si limitano a manifestarlo solo nell’ambito parrocchiale o di associazione e movimento. Un cristiano che avesse paura delle avverse condizioni culturali e storiche con cui ha a che fare e si mostrasse tiepido e incerto nella testimonianza sarebbe passibile del rimprovero che Gesù rivolge ai suoi discepoli: uomini di poca fede, perché temete?
Se abbracciamo ora con uno sguardo globale la Lettera pastorale, possiamo notare che essa conduce la riflessione sulla fede attraverso un percorso fatto di dialogo continuo e incontro sinodale e missionario, quasi a voler indicare un metodo, quello dell’ascolto e del camminare insieme, proprio della Chiesa conciliare, in una dimensione ecumenica che promuove l’interscambio di doni di cui ogni fedele è portatore – e non solo consumatore – nella comunità. Ne nasce così un obiettivo concreto: fare della Chiesa il luogo in cui le persone dialogano alla luce della Parola di Dio, della quale si sentono tutte discepole, con l’impegno ad ascoltarsi le une le altre, affinché il vissuto e le esperienze di ciascuno diventino patrimonio di tutta la comunità.
Il tempo quaresimale è propizio per questo concreto cammino sinodale e missionario, perché ci invita all’ascolto della Parola di Dio e delle persone, per avviare un discernimento comunitario. La Parola di Dio è garanzia che l’ascolto tra noi non è superficiale e virtuale, ma reale e fonte di rinnovamento interiore profondo, vera conversione del cuore e della vita. È infatti sulla Parola di Dio che la Chiesa deve sempre puntare, come prima via di discernimento delle situazioni storiche che sta vivendo e come luce per il cammino che conduce insieme agli uomini, partecipando alle loro gioie e speranze, attese e difficoltà, progetti e timori per il futuro.
Chiediamoci dunque: quali sono oggi nelle comunità cristiane i luoghi, le occasioni e i momenti in cui si esercita questo ascolto della Parola di Dio e delle persone? Quali sono i luoghi di dialogo e di confronto per un discernimento, carico di fede e di speranza, sull’azione pastorale, sulla vita delle persone, sul nostro tempo?
La Parola di Dio – se l’accogliamo con tutto il cuore – ci stimola a percorrere una via di con-versione che si traduce in gesti concreti di carità e di speranza per i poveri. Questa è la vita eterna: che crediamo nel Figlio di Dio e, amandoci gli uni gli altri, ne testimoniano la viva presenza tra noi. È l’amore, dunque, il suo amore assoluto e definitivo, che redime l’uomo da ogni forma di schiavitù morale e materiale. Ogni gesto di amore manifesta che siamo redenti e che vogliamo vivere, come Cristo, fino al dono di noi stessi per gli altri. “Amatevi come io vi ho amato” (cfr. Gv 15,12) è il comandamento nuovo del Signore, perché “così tutti conosceranno che siete miei discepoli” (cfr. Gv 13,35).
Tra le molte iniziative di carità vissuta e testimoniata dalle nostre comunità in questa società, dove le povertà aumentano e si aggravano per molte persone e famiglie, la Quaresima ci invita ogni anno ad allargare gli orizzonti del nostro impegno verso tanti fratelli e sorelle poveri, che vivono in Paesi lontani, dove la luce della fede e della carità spesso viene ostacolata e persino perseguitata od ostacolata. I missionari operano sulla frontiera dell’evangelizzazione e della promozione umana e sociale, per aiutare quelle popolazioni a sperare in un futuro di migliore dignità, di giustizia e di pace.
La campagna della «Quaresima di Fraternità», promossa dalla Diocesi, intende sostenere quest’opera dei missionari e la vita delle loro comunità, offrendo quell’aiuto indispensabile, che li fa sentire uniti a noi tutti e ci rende compartecipi del loro servizio. La nostra offerta sia accompagnata dalla preghiera e sia frutto di sacrificio. Non vogliamo dare il superfluo, ma il necessario, perché solo così Dio ci donerà ciò di cui noi stessi abbiamo bisogno per la nostra vita e soprattutto per crescere nell’amore vicendevole. L’Apostolo Paolo ci ricorda che “chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà” (2Cor 9,6).
Invito anche i gruppi dei ragazzi del catechismo, dell’Acr, degli Scout, dell’oratorio e i giovani a sostenere qualche progetto concreto indicato dall’Ufficio missionario, coinvolgendo i loro coetanei nelle scuole e in parrocchia.
Con l’augurio che possiamo sperimentare quanto Dio ama chi dona con gioia, vi benedico di cuore.
vescovo, padre e amico»