Di seguito la dichiarazione dell’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, sulla disposizione della Cassazione sulla scuola paritaria (sabato 25 luglio 2015):
«La recente sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito per la prima volta in Italia che due scuole cattoliche di Livorno devono pagare gli arretrati di ICI-IMU per gli anni 2004-2009, rispecchia una visione ideologica che rischia di limitare la libertà della scelta educativa delle famiglie italiane raccomandata dall’Europa. Il dispositivo, che classifica l’attività dei due istituti livornesi “commerciale”, ignora la legge 62 del 2000, che definisce la scuola paritaria – la scuola cattolica come le scuole per l’infanzia comunali – parte integrante del sistema scolastico italiano composto, appunto, da scuole statali e scuole paritarie.
Ma di tale principio non ne sono state tratte conseguenze operative e tanto meno economiche e fiscali. Il fatto che le scuole paritarie cattoliche debbano chiedere una retta alle famiglie che le scelgono per i propri figli è una anomalia e una ingiusta penalizzazione per le famiglie stesse, rispetto a quelle che scelgono la scuola statale.
Tale quota, indispensabile, dal momento che lo Stato e le istituzioni locali non coprono che una minima parte delle spese di gestione, non produce alcun profitto, perché non riesce a sopperire a tutte le concrete necessità di funzionamento della scuola stessa.
Quindi le scuole paritarie, che svolgono un importante – e spesso in molte zone del Paese come la nostra Regione insostituibile – servizio pubblico, non traggono da questa attività alcun profitto. Debbono ora essere ulteriormente penalizzate nel pagare lCI-IMU, un onere che non grava invece sulle scuole statali.
Non ci si nasconda dunque dietro considerazioni giuridiche, per non dire chiaramente che la ragione vera della disposizione è costringere a chiudere le scuole cattoliche visto che, malgrado tante restrizioni, centinaia di migliaia di famiglie, spesso con sacrificio, le scelgono per i loro figli.
Una posizione chiaramente ideologica, ma anche di inconcepibile miopia politica e finanziaria, in quanto si sa bene che, se chiudessero le scuole cattoliche, lo Stato sarebbe gravato di un carico finanziario notevolissimo dovendo far fronte a oltre un milione di studenti e decine di migliaia di insegnanti. Inoltre è risaputo che un alunno che frequenta oggi la scuola paritaria cattolica non costa nemmeno un terzo del suo compagno che frequenta quella statale, per cui lo Stato ha grossi vantaggi anche economici dalla presenza delle scuole paritarie.
Nessun Paese democratico d’Europa dimostra un accanimento così continuo e devastante contro la scuola paritaria cattolica come il nostro ma, al contrario, si agevolano e sostengono tali scuole, sapendo che costringere una scuola a chiudere significa impoverire l’intero Paese, ipotecando il suo stesso futuro.
Purtroppo questa sentenza conferma quanto sia ancora molto presente un anacronistico laicismo fondamentalista che tende – non solo nel campo della scuola – ma anche in altri importanti campi del vivere civile, a diminuire ogni pur modesta presenza della tradizione e cultura cattolica nel Paese.
Non si cercano privilegi, ma giustizia, equità e attenzione a una componente non certo indifferente della popolazione e a valori che rappresentano un fattore decisivo per l’unità e il progresso della nostra nazione.
Arcivescovo di Torino»