“Esperienze fondative della pianificazione territoriale e dei trasporti nell’area metropolitana torinese e in Piemonte”. Si intitola così il seminario organizzato dalla Fondazione Giorgio Amendola, in programma giovedì 14 marzo 2024 alle ore 17 nella sede di via Tollegno 52 a Torino. Il seminario sarà fruibile anche online, in diretta streaming su tutti i canali social della Fondazione.
L’evento nasce all’interno del progetto di valorizzazione dell’archivio sui Sindacati dei Ferrovieri nel Piemonte degli anni ’70 conservato nell’archivio della Fondazione Amendola. Da questa esperienza è nato anche il podcast “Socialismo rotabile” – disponibile sulle principali piattaforme podcast – che vedrà nei prossimi giorni la pubblicazione della seconda parte dell’intervista all’ex Ministro Claudio Signorile.
PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI
Saluto di Prospero Cerabona, presidente della Fondazione Amendola.
Introduce Vincenzo Filardo, ingegnere, già dirigente dell’Assessorati ai Trasporti della Regione Calabria, membro del comitato scientifico della Fondazione Amendola.
Intervengono
- Chiara Foglietta, Assessore ai Trasporti della Città di Torino;
- Carlo Alberto Barbieri, urbanista, Professore del Politecnico di Torino;
- Aldo Manto, già Direttore dell’Assessorato ai Trasporti della Regione Piemonte;
- Sergio Bertonasco, già Direttore della Torino-Ceres;
- Lorenzo Marchisio, già Dirigente dell’Assessorato ai Trasporti della Regione Piemonte;
- Mario Carrara, già Direttore dell’Aeroporto di Caselle.
Conclude Mario Villa, Comitato scientifico Fondazione Amendola.
INQUADRAMENTO STORICO
Quelli compresi tra la metà degli anni ‘60 e la fine degli anni ‘80 sono stati gli anni costitutivi del regionalismo italiano – gli Enti Regionali nacquero nel 1970 – e furono caratterizzati dal tono riformista delle politiche del governo nazionale, a sua volta sollecitate dai movimenti di lotta sindacali nelle città industriali del Nord per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, con una grande attenzione ai temi del riequilibrio socio-economico del Paese e allo sviluppo delle reti delle comunicazioni e dei trasporti.
In questo quadro la Regione Piemonte avviò la formazione degli strumenti di governo previsti dal proprio statuto: piano di sviluppo socio-economico, piano territoriale di coordinamento, piano dei trasporti e altri ancora, interloquendo con i soggetti sociali (imprese e rappresentanze del lavoro) e con gli altri livelli di programmazione nazionale. Un ulteriore contributo piano venne dall’avvio dei piani territoriali dei quindici Comprensori piemontesi, tra i quali quello di Torino, previsti dalla legge urbanistica regionale del 1976.
A scala nazionale le Regioni più impegnate (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna) sollecitavano il Governo centrale e le Aziende di Stato, in particolare FS ed ANAS, a promuovere la formazione di una visione integrata e di sistema dei trasporti nazionale, puntando sull’intermodalità e sulla sostenibilità ambientale mediante lo sviluppo delle reti e dei servizi di trasporto pubblico. La città di Torino e la sua area metropolitana furono al centro di quest’azione, non solo per la presenza della più importante struttura industriale del Paese, la FIAT, ma anche per la sua funzione di snodo fondamentale delle comunicazioni tra la Francia, l’Italia e l’Est Europa.
Il Piano dei Trasporti della Regione Piemonte, approvato nel 1979, pose al centro la razionalizzazione del nodo ferroviario di Torino su cui convergevano sia le linee di collegamento internazionale (Torino-Modane), sia quelle nazionali (Milano e Genova) e locali. Negli stessi anni la Pianificazione regionale si misurò con altri due grandi temi: la realizzazione dell’asse di sviluppo urbano di corso Marche e il sistema dei grandi Parchi urbani intorno Torino, la cinta collinare oltre Po, Stupinigi, Venaria Reale, la Mandria, la Pellerina.
Questi cenni sull’evoluzione del sistema insediativo e dei collegamenti interni all’area metropolitana torinese potranno consentire di giungere, anche mediante il contributo di testimoni e protagonisti, a una ricognizione delle azioni e degli studi condotti in un tempo significativo dello sviluppo territoriale, a cavallo degli anni ’60 e ’90, da parte delle istituzioni e delle rappresentanze sociali interessate, per comprendere meglio la sua evoluzione nel contesto del sistema insediativo del nord dell’Italia e del Centro Europa.