A maggio, Behrouz Boochani sarà protagonista di un tour di appuntamenti dedicati al suo potente memoir «Nessun amico se non le montagne. Prigioniero nell’isola di Manus» (add editore, 2019). Fuggito nel 2013 dall’Iran per salvarsi la vita, Behrouz Boochani ha cercato di ottenere lo status di rifugiato in Australia, ma è stato confinato insieme a migliaia di altri richiedenti asilo a Manus, un’isola in mezzo al Pacifico, in un centro di detenzione. Una prigionia durissima senza alcuna accusa, né condanna. Da lì, attraverso centinaia di messaggi inviati al cellulare dell’amico Omid Tofighian, Boochani ha composto il suo straordinario memoir, divenuto testimonianza di un vero e proprio atto di resistenza.
Nel 2020 Boochani ha ottenuto lo status di rifugiato in Nuova Zelanda; dopo la liberazione ha dichiarato al Guardian: “Voglio solo essere in un luogo dove sono una persona, non un numero, non etichettato come rifugiato”. La presenza di Boochani in Italia assume un’importante accezione soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti in Iran, un Paese mosso da mesi di proteste contro le politiche repressive del regime. Protagoniste migliaia di donne che manifestano per chiedere il superamento dei valori imposti dalla repubblica islamica e rivendicare il proprio diritto ad essere ascoltate e a vivere in una società più giusta ed eguale.
Lunedì 22 maggio 2023 ore 16.45, al Salone Internazionale del Libro (Sala Bianca, Area Esterna Pad 3) Behrouz Boochan partecipa all’incontro «Dalle braccia della dittatura ai confini della democrazia».
Interviene Con Hamid Ziarati; Modera: Helena Janeczek.
Come è possibile che, dopo aver evitato per un pelo di scomparire nelle terribili carceri iraniane, si finisca per sei anni su un’isola-prigione del Pacifico voluta e gestita dall’Australia? Questa è la storia di Behrouz Boochani, curdo, giornalista, scrittore e dissidente, che parla di diritti negati, dunque da conquistare, nel suo paese nativo come nel mondo occidentale.
BEHROUZ BOOCHANI è un giornalista, poeta e documentarista curdo iraniano nato nel 1983 a Ilam, Iran. Si è laureato alla Tarbiat Moallem University di Teheran con un master in scienze politiche e geopolitica. Ha cofondato la rivista curda «Werya», cosa che gli è costata la messa al bando da parte del regime. Ha diretto con Arash K. Sarvestani il lungometraggio Chauka, Please Tell Us the Time (2017), ha scritto il memoir Nessun amico se non le montagne (2018), ha collaborato con Nazanin Sahamizadeh nella scrittura dello spettacolo teatrale Manus (2018) e con Hoda Afshar alla video installazione Remain (2018). Freedom only freedom è il suo ultimo libro (Bloomsbury 2023). Ricercatore non residente al Sydney Asia Pacific Migration Centre dell’Università di Sydney, e visiting professor alla Birkbeck Università di Londra. Pubblica sul «Guardian», «Huffington Post», «The Financial Times» e «The Sydney Morning Herald». Boochani è membro onorario di PEN International; nel 2017 ha vinto il premio di Amnesty International Australia, per i suoi articoli sui diritti umani dei rifugiati. Nel 2018 in Italia gli è stato conferito da «Internazionale» il premio Anna Politkovaskaja per il giornalismo. Vincitore del Victorian Prize 2019, il più prestigioso premio letterario australiano. Vincitore NSW Premier’s Award 2019. Vincitore Asia General Non Fiction Book 2019. Vincitore National Biography Award 2019. Finalista Premio Terzani 2020.