Torino – Rinnovarsi nella continuità di un progetto formativo. È questo lo spirito con cui l’Azione Cattolica sta vivendo il percorso assembleare, che, ogni tre anni, scandisce la fase di verifica e progettazione del cammino oltre al rinnovo degli incarichi di responsabilità a tutti i livelli, parrocchiale, diocesano e nazionale. L’associazione diocesana vivrà la propria assemblea domenica 22 gennaio 2017, attraverso un momento di formazione e dibattito, l’incontro con il Vescovo e le votazioni da parte dei delegati delle associazioni parrocchiali del nuovo Consiglio diocesano, che avrà poi la responsabilità di eleggere la presidenza diocesana e indicare al Vescovo una terna di nomi tra cui sarà nominato il presidente diocesano.
Si tratta di un passaggio ordinario nella scansione della vita dell’associazione, che diventa verifica del cammino fatto, oltre che viatico per coloro che avranno la responsabilità di guidarla nei prossimi tre anni. Vivere il passaggio assembleare non come formalità burocratica, ma come occasione di riflessione sulle diverse realtà locali, così come è stato fatto negli ultimi due mesi nelle parrocchie dove l’Azione Cattolica è presente, significa anche dirsi che c’è un oggi dell’Ac, un’attualità e uno specifico valore del servizio che l’associazione svolge per la formazione dei laici.
L’Ac desidera rispondere ancora oggi, nello spirito del Concilio, all’invito ad «andare incontro ad ogni uomo là dove vive», e a vivere la «spinta missionaria». E vuole farlo con uno stile, che è stato rilanciato da tutta la Chiesa italiana nel corso del V Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze 2015: lo stile della sinodalità, del camminare insieme ai pastori e a tutto il popolo di Dio.
L’impegno che l’associazione si è dato per il futuro è chiaro: aiutare le nostre chiese locali a realizzare, quel sogno di Chiesa che è tracciato da Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. Un impegno tanto semplice da enunciare, quanto complesso da realizzare. Non fa paura la sfida: la complessità, infatti, fa riferimento alla molteplicità di situazioni e vicende concrete nelle quali si articola la nostra chiesa. La realtà non è un ostacolo, «nonostante » cui l’associazione continua stoicamente a operare. La realtà di questo tempo e di questa diocesi è il contesto «dentro» il quale oggi, giorno dopo giorno, Dio è all’opera e compie prodigi là dove gli uomini vivono.
La nostra Ac diocesana, dunque, vive e opera in comunione con i pastori, nella chiesa di Torino, di cui ne condivide la complessità e le difficoltà quotidiane, ma di cui riconosce anche tutta la ricchezza e l’entusiasmo fatto di persone, di esperienze, di pensiero ed elaborazione culturale. Una chiesa in cambiamento, in cui si può cogliere la bellezza della sfida di annunciare il Vangelo al nostro tempo, a partire dagli ambiti in cui gli aderenti all’Ac e le associazioni tutte vivono. L’Ac di Torino vuole cogliere appieno questa sfida e collaborare alla costruzione di una chiesa che, forse cambiata nei suoi modelli organizzativi, sappia essere presenza viva del Vangelo oggi, testimonianza del fare comunità e servizio missionario.
«Il tempo è superiore allo spazio», ci ricorda papa Francesco (EG 222-225). Ciò significa, per esempio, che la bontà delle proposte associative non si misura prioritariamente dal numero di persone che vi prendono parte, quanto dalla qualità di quelle capaci di favorire la crescita umana e spirituale di chi ne è coinvolto. La prospettiva del «tempo» ci chiede di continuare ad investire in percorsi formativi che si sviluppano nel tempo, accompagnano tutte le età della vita, si sviluppano con gradualità e logica, guardano all’interiorità e alle domande di vita più profonde. In un tempo in cui anche pastoralmente sembrano più efficaci o «possibili» appuntamenti formativi occasionali, che oscillano tra genericità o alta specificità, l’Ac ribadisce il valore di itinerari che accompagnano la quotidianità dei ragazzi, dei giovani e degli adulti.
Nella prospettiva della comunione nella «poliedricità» (EG 234-237) la ricchezza dell’esperienza associativa si integra nelle realtà parrocchiali e territoriali, trovando il giusto equilibrio tra identità e specificità associativa e l’essere elemento vivificante per tutta la comunità. La cura della formazione di responsabili ed educatori capaci di questa visione dell’appartenenza associativa, resta dunque un elemento essenziale del cammino. La responsabilità in Ac si matura attraverso la formazione specifica, ma soprattutto attraverso l’esperienza associativa stessa. «Fare bene» l’Ac è infatti uno dei modi migliori per assicurare la presenza di laici responsabili nelle comunità cristiane e nell’impegno sul territorio.
Il tempo che stiamo vivendo è straordinario per l’Ac poiché con la XVI assemblea nazionale prenderanno il via le celebrazioni per il 150° anniversario dalla sua fondazione. Questa speciale ricorrenza diventa ulteriore stimolo a una rilettura dell’agire dell’associazione, perché non sia commemorazione di una storia passata, ma radice per fare dell’associazione un’esperienza viva che nel presente e nel futuro prosegue quella storia fatta di volti e vite che sono dono generoso e gratuito alla Chiesa e al Paese.
Fabio DOVIS, presidente diocesano AC
(testo tratto da «La Voce E il Tempo» del 22 gennaio 2017)