L’Oms ha recentemente invitato tutte le agenzie educative (istituzioni, scuola, famiglia) all’attenzione su nuove forme di dipendenza, cosiddette «senza sostanza»; fenomeno in crescita e in gran parte ancora sommerso. Si tratta della dipendenza da legami virtuali che rinforzano la distruttività (anziché la creatività) tipica del periodo adolescenziale. I dati sottolineano, ad esempio, il senso di frustrazione provato dai ragazzi e dalle ragazze che sui social vedono pubblicate soprattutto immagini che richiamano al successo, alla competitività, alla felicità e alla bellezza (di cui si canonizzano i requisiti), come unica prospettiva di una vita priva di insuccessi, sconfitte e dolori. Frustrazione che investe pesantemente ogni campo della vita emotiva dei giovani, incluso quello delle relazioni e delle prestazioni sessuali.
È difficile credere – ma è vero – che nel mondo esistano 4,2 milioni di siti pornografici e che in Italia circa il 50% dei ragazzi e ragazze tra i 9 e 16 anni abbia esperienza di esposizione regolare a immagini sessuali su internet. La sfida che ci è posta davanti è dunque quella di favorire l’accesso sicuro dei minori a queste nuove tecnologie garantendo, in pari tempo, una crescita, sana e serenamente consapevole senza che siano oggetto di violenze criminali inaccettabili o comunque di influssi gravemente nocivi per la mente, il corpo e il «cuore». Se ne parlerà mercoledì 13 marzo 2024 alle 21 presso il salone della parrocchia San Nazario in via Le Carre 4 a Villarbasse, aiutati da Chiara Rivoiro e da Paolo Rovea, ambedue impegnati in iniziative di accompagnamento alla genitorialità, autori del libro edito da Città Nuova «Il mondo sommerso della pornografia. Spunti di riflessione per genitori e formatori».