La Fondazione Tancredi di Barolo annuncia la riapertura straordinaria del MUSLI – Museo della scuola e del Libro per l’Infanzia (via delle Orfane 7, Torino), martedì 2 giugno 2020 in occasione della Festa della Repubblica, con cui quest’anno si vuole anche celebrare la riapertura dei musei torinesi. Due sono le iniziative previste per la giornata.
Tra le ore 15.30 e le 18.30 sarà possibile partecipare alla visita guidata al Percorso Libro, itinerario permanente dedicato alla storia del libro per l’infanzia, comprensivo della mostra temporanea “Tante teste tanti cervelli. Lanterna magica delle facce umane”. Si potranno così scoprire circa settanta libri animati, abbecedari e giochi dell’Ottocento e del primo Novecento, così come i rapporti tra libri animati e “precinema”, con un focus specifico sul tema delle metamorfosi del volto. Le visite saranno organizzate a piccoli gruppi ogni ora e con accompagnamento (ingresso 4 euro a persona comprensivo di guida). Il Percorso Libro e la mostra temporanea saranno visitabili anche nelle domeniche di giugno (7, 14, 21 e 28 giugno), dalle 15.30 alle 18.30; il Percorso Scuola è attualmente chiuso, ma sarà possibile visionare alcuni materiali dedicati al tema delle scuole all’aperto.
Sempre tra le ore 15.30 e le 18.30, nel cortile di Palazzo Barolo, si terrà l’incontro “Il Museo della Scuola… all’aperto!”. Le Scuole all’aperto, antesignane dell’“outdoor education”, sono nate nel primo Novecento. Oggi costituiscono un’esperienza di rinnovamento in risposta alle sfide che la scuola deve affrontare dopo l’emergenza coronavirus. Con Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo, interverranno Fabrizio Bertolino dell’Università della Valle d’Aosta, Maria Cristina Morandini dell’Università di Torino, Luciana Pasino della Fondazione Tancredi di Barolo. Per l’occasione saranno esposti materiali originali, libri, quaderni, tabelloni didattici, fotografie provenienti dall’Archivio della Fondazione. La presentazione sarà a ingresso libero a gruppi di 10 persone ogni mezz’ora circa (in caso di pioggia l’incontro si terrà in un’area adiacente al coperto).
LE SCUOLE ALL’APERTO NELLA STORIA
Agli inizi del XX secolo, le scuole all’aperto costituiscono un’esperienza di rinnovamento sanitario, pedagogico e architettonico che va di pari passo con la lotta alle malattie infettive, soprattutto la tubercolosi, e alle loro cause: indigenza, malnutrizione, carenza d’igiene, abitazioni e sedi scolastiche malsane e sovraffollate. Nascono nei paesi del Nord, in Italia si sviluppano principalmente a Padova, Roma, Milano e Bologna tra gli anni ’10 e gli anni ’40, dove si configurano come scuole a tempo pieno con ordinamento speciale oppure come inserimento nel normale curriculum di attività all’aperto, quali giardinaggio, orto scolastico, escursioni e osservazioni della natura. I due filoni si incrociano con la campagna anti TBC e il tema dell’educazione alla salute, che trovano i loro strumenti didattici e di comunicazione in tabelloni scolastici, guide sanitarie e quaderni. Ma nonostante i buoni risultati l’esperienza, rimasta nell’ambito delle scuole speciali, subisce un progressivo declino fino a scomparire quasi del tutto negli anni ’70. L’emergenza “Covid 19” riaccende oggi i riflettori sulla necessità di recuperare un contatto quotidiano dei bambini con la natura. È forse giunta la stagione di rinascita di scuole all’aperto: un percorso intrapreso negli ultimi dieci anni da realtà come le scuole e asili nel bosco, gli agrinidi, le green school, e la recente Rete Nazionale delle scuole pubbliche all’aperto.
LE ESPERIENZE NEL CONTESTO TORINESE TRA OTTO E NOVECENTO
A Torino, la storia delle scuole all’aperto si intreccia con la storia dell’assistenza a bambini gracili e poveri e della prevenzione antitubercolare, tra iniziative pubbliche e private. Il Municipio istituisce nel 1881 le “scuole estive” finalizzate a custodire allievi bisognosi durante il periodo delle vacanze e fonda le colonie alpine e marine “Regina Margherita” (1892). Ma le prime lezioni all’aperto di scuole “normali” risalgono a inizio Novecento, quando i bambini della Tommaseo, con il banco-zaino in spalla, vanno a studiare nei giardini Cavour, quelli della Roberto D’Azeglio (1914) e della Gaspare Gozzi fanno lezione in campagna o coltivano il giardino scolastico. A favorirle è Antonio Ambrosini, Direttore delle Scuole Elementari dal 1897 al 1925, che promuove tra l’altro la trasformazione in scuola all’aperto del Ginnasio ricreativo di Villa Genero, già usato per ospitare scolari poveri durante l’estate e profughi durante la grande guerra.
Tra le iniziative private spicca l’esperienza di Paola Lombroso Carrara, la zia Mariù del Corriere dei Piccoli, dall’ “Assistenza bambini” in tempo di guerra presso la Villa Perroncito di Cavoretto (1915), al “Ricovero dei figli sani di genitori tubercolotici” presso la Casa del Sole (1919), tuttora attiva. Non si trattava di vere e proprie scuole ma di istituzioni con attività ludico-educative all’aria aperta, sostenute in gran parte dalla vendita delle cartoline illustrate.
Gli anni ‘20 vedono un rigoglioso sviluppo delle colonie comunali marine, a frequenza prevalentemente invernale, da quella di Finalpia (1924) a quella di Loano (1927/28) che nel 1929/30 diventa Scuola annuale all’aperto. Anche nei dintorni di Torino, a Lucento e a Mongreno, sempre a scopo profilattico vengono aperte nel 1927 altre due colonie permanenti, parificate nel 1933, in cui si svolgono interamente i programmi ministeriali. La preoccupazione del Regime per la vigoria fisica del popolo si concretizza nella riconversione di Villa Gualino nella Scuola-Colonia Elioterapica 3 Gennaio (1936).