Come si rimedia a un delitto? Con una lettera di 84 pagine, scritta in un mese di cella, un giovane detenuto prova a chiedere perdono ai figli della donna uccisa. A più di cent’anni di distanza la lettera, riemersa dall’archivio del Museo Lombroso di Torino, diventa il riferimento narrativo di “Ottantaquattro pagine”, la rappresentazione, con la regia di Claudio Montagna, che sarà proposta il 14 dicembre 2024- ore 18,00 e 20,30 – al Museo Lombroso dell’Università di Torino (ingresso Aula Magna di anatomia, corso Massimo d’Azeglio, 52) e il 18 dicembre – ore 20,30 – al Teatro Esedra. Per chi lo desidera, il 14 dopo lo spettacolo sarà possibile salire al Museo Lombroso per una rapida visita (non guidata).
“Ottantaquattro pagine” sarà rappresentato inoltre nelle mattine del 17 e 18 dicembre per circa 500 studenti delle Suole Superiori di Torino.
Gli eventi sono proposti nell’ambito del progetto vincitore dell’Avviso pubblico “Circoscrizioni, che spettacolo…dal vivo! 2024!”, e grazie alla collaborazione della Garante dei detenuti della Città di Torino Monica Gallo, al supporto organizzativo dell’Ufficio Interdistrettuale esecuzione penale esterna (UIEPE) e dell’Ufficio di Servizio Sociale per minorenni (USSM).
“La lettera termina con la data 4 maggio 1919, non si sa se sia servita al suo scopo. Del ragazzo non si hanno altre notizie – spiega il regista Claudio Montagna – ma quella testimonianza di cui ci siamo appropriati senza poter chiedere l’autorizzazione, ha ispirato la rappresentazione. Con un salto temporale di sessant’anni un vecchio che vive il tormento di non poter rimediare a un’antica colpa, perché chiedere perdono non basta, trova un’occasione. Nella rappresentazione immaginiamo così che l’esile filo di un gesto oggi possa ancora opporre una traccia di vita all’irreparabile!”.
Dalla lettera emergono il dolore, il pentimento, l’oltraggio all’onestà della famiglia; il desiderio di spiegare la sfortunata china di un giovane che avrebbe voluto salire anziché inabissarsi ma che, fragile, si era perso nel buio della disonestà. Infine, il desiderio di essere perdonato, per poi scontare tutta intera la sua pena. La testimonianza è diventata fertile terreno di confronto per i partecipanti al laboratorio teatrale condotto dalla Compagnia Teatro e Società alla Casa Circondariale di Torino. Ne sono emersi pensieri e proposte, molte delle quali trasformate in poesia e da restituire al pubblico in forma di haiku, insieme all’interpretazione dei personaggi, brani della lettera e video proiezioni.
Nella rappresentazione, che vede in scena attori in esecuzione penale esterna, alcuni volontari, l’attrice Margherita Data-Blin, con l’accompagnamento musicale di Alberto Occhiena e Paolo Morella, parole e musica si muovono nella suggestiva scenografia creata da cinque macchine teatrali per riprodurre gli eventi atmosferici sul palcoscenico: il tuono, la pioggia, la neve, il vento e il mare. Le macchine sono state realizzate seguendo le indicazioni dei classici manuali di scenotecnica dagli studenti del Padiglione B (IPIA Plana) e accompagnano il racconto, contribuendo a far rivivere le suggestive emozioni di una scena teatrale d’altri tempi.
La rappresentazione “Ottantaquattro pagine” è il frutto dei laboratori teatrali condotti presso la Casa Circondariale di Torino da Franco Carapelle, Elisabetta Baro, Diego Coscia della Compagnia Teatro e Società per la Scuola sui Mestieri del Teatro nell’ambito del progetto “Per aspera ad astra come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza” coordinato da ACRI e sostenuto a Torino e a Genova dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. È realizzata grazie all’importante collaborazione del Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e della Direzione e degli operatori della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, mirata a mantenere attivo il dialogo tra il carcere e la città attraverso il linguaggio espressivo del teatro.
La parte scenotecnica è stata curata da Claudio Cantele per il Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale, con la collaborazione dell’IPIA Plana – Casa Circondariale di Torino (a cura della prof.ssa Sara Brugo), del Primo Liceo Artistico di Torino (a cura della prof.ssa Annalisa Gallo), dell’IIS Giulio (a cura della prof. Tazio Brusasco).
Sotto la guida di Silvia Sordella, prof.ssa del Dipartimento di Culture, Politica e società dell’Università degli Studi di Torino, le parole nel contesto carcerario sono state anche strumento di formazione e studio per il tirocinio su teatro e carcere di quattro studenti del Corso di tecniche d’insegnamento dell’italiano per stranieri.
Partecipazione libera su prenotazione scrivendo a: prenotazione@teatrosocieta.it