“Stories of a Generation con Papa Francesco” è la serie Netflix presentata in anteprima al Festival del Cinema di Roma. Un racconto corale sulla terza età attraverso la prospettiva dei giovani e con le parole del Papa a fare da filo conduttore. L’autrice Simona Ercolani: “Sono storie straordinarie che Francesco accompagna con semplicità”
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
I sogni degli anziani, le visioni dei giovani. L’intreccio forte e importante è diventato nel tempo un punto fermo del magistero di Papa Francesco. Un punto che si è trasformato in attenzione alla fragilità, in uno stimolo per i ragazzi invitati a raccogliere la memoria dei nonni, caricandosi sulle spalle, come Enea con Anchise, il loro sguardo verso il futuro.
“La saggezza del tempo” è il libro di padre Antonio Spadaro con la prefazione del Papa: è da qui che parte l’idea di raccontare insieme a Francesco i giovani e gli anziani. “Stories of a Generation con Papa Francesco”, presentata in anteprima il 21 ottobre al Festival di Roma, è una serie Netflix in 4 episodi scritta da Simona Ercolani, autrice televisiva di successo, con la consulenza editoriale di padre Spadaro, prodotta da Stand By Me, partner di Asacha Media Group, e che sarà disponibile a partire da sabato 25 dicembre.
La rete di racconti
La conversazione tra il Papa e padre Spadaro è il filo conduttore della serie che ruota intorno a quattro parole chiave: amore, sogni, lotta e lavoro. Francesco con le sue riflessioni e i suoi ricordi arricchisce il racconto di altri, come il regista Martin Scorsese, intervistato dalla figlia Francesca, il quale mette a nudo l’ossessione per i film che lo ha portato a trascurare la crescita dei suoi figli affidata alla moglie Helen, oggi malata.
C’è il racconto di un amore scandito dal ritmo del tango nella storia di Carlos e Cristina Solis, una coppia di uruguaiani sposata da 50 anni; c’è la determinazione e la forza di Estela Barnes de Carlotto, fondatrice del Movimento delle Madri di Plaza de Mayo e la paternità riscoperta di Vito, il gelataio di Lampedusa, che ha salvato la vita a 47 naufraghi.
Dalla serie Netflix, la clip su Vito il gelataio di Lampedusa
L’occhio della telecamera affidata ai giovani
Dal Vaticano al mondo, il racconto si fa corale e diventa esperimento con lo sguardo di talentuosi giovani film maker under 30, che hanno messo a disposizione la loro curiosità e la loro audacia per rendere in immagini la forza di una storia. Un lavoro durato un anno che si è concluso con 18 racconti provenienti dai 5 continenti. Simona Ercolani racconta la genesi del progetto:
Ascolta l’intervista a Simona Ercolani
Come è nato il coinvolgimento di Papa Francesco?
Siamo riusciti a coinvolgere il Santo Padre perché da una parte abbiamo ripreso l’idea di fondo del libro “La saggezza del tempo” edito dalla Loyola Press e curato da padre Antonio Spadaro, consulente editoriale della serie. Lui ha parlato con il Papa e gli ha spiegato l’idea del progetto che è quello di mettere in relazione i giovani con gli anziani, di stabilire un dialogo tra loro in modo tale che, come dice il Santo Padre, i giovani possano realizzare i sogni degli anziani perché gli anziani sognano e, dalla serie, viene fuori chiaramente quanto gli anziani siano in grado di sognare, di immaginare il futuro. Tutti pensano che siano rivolti con la testa verso il passato ma non è affatto così e questo emerge dalle storie, dai protagonisti. Il Papa accompagna queste storie straordinarie, anche nella loro semplicità, con la sua storia, le sue esperienze di vita e le sue riflessioni.
Immancabile è il riferimento a nonna Rosa, una donna che ha segnato profondamente la sua vita e la sua fede….
Assolutamente! Lui dice una cosa bellissima: confessa che quello che ricorda di più è il suo silenzio. Prima di dirlo si ferma anche un attimo, è bello da vedere questo passaggio! Effettivamente se uno pensa allo sguardo dei propri nonni è vero che c’è silenzio. In quello sguardo posato su di noi c’è la loro presenza, in quel modo trasferiscono il loro amore per noi, in silenzio. E’ bellissimo come il Papa dice questa cosa.
Papa Francesco dice appunto che gli anziani fanno sogni, i giovani li portano avanti. Come avete declinato questo tema, al di là della presenza di Papa Francesco?
Noi abbiamo raccolto nei cinque continenti quasi 400 storie di persone over 70. Da queste 400 ne abbiamo selezionate 18, in modo tale che le storie entrassero in risonanza tra loro. Siamo stati in Sud Africa, in Vietnam, in Nuova Zelanda, in Costa Rica, in Uruguay, è un progetto universale, globale. Tutte queste storie sono state raccontate da giovani film maker under 30 e qui, da Roma, abbiamo unito tutto questo materiale in un incastro nel quale c’è Papa Francesco che fa da filo conduttore alle storie raccontate dai protagonisti. C’è nella prima punta Martin Scorsese e Jane Goodal poi Estela Barnes de Carlotto, la fondatrice delle Madri di Plaza de Majo che racconta la sua storia incredibile di ricerca del nipote scomparso, della morte della figlia ma che da questo dolore indicibile ha trovato l’energia per combattere, per ritrovare questo nipote e non solo lui. E’ questa la cosa incredibile, ha avuto la capacità di unirsi alle altre donne, mettere insieme le energie per ridare giustizia. Altra testimonianza particolarmente toccante è quella di Vito Fiorino, l’unico italiano della serie che ha scoperto la paternità salvando 47
persone nel naufragio più grave nel Mediterraneo con 386 morti. Lui si trovava in mare a fare baldoria con gli amici quando in modo fortuito ha salvato questi ragazzi, scoprendo la paternità che non era riuscito a vivere appieno con i suoi figli. Un miracolo dell’amore. Sono tante storie intrecciate tra loro con Papa Francesco che le arricchisce, le impreziosisce di riflessioni e di esperienze di vita.
Questa serie nasce in un momento storico particolare che è quello della pandemia che, soprattutto in Italia, ha visto la morte di moltissimi anziani. Ha pensato che questo suo focalizzarsi sulla relazione giovani e anziani è stato anche un modo per restituire un posto a chi ha perso la vita, a farne memoria?
E’ esattamente così! Questo progetto è cominciato 15 giorni dopo il primo lockdown in Italia, quando assistevamo ad un bollettino di vittime quotidiano, ed erano in maggioranza anziani. Di loro di solito non si parla mai, ma con la pandemia ci siamo accorti che esistevano, che erano importanti e che li stavamo perdendo, quindi era proprio un’urgenza raccontarli. Era il momento di partire con il progetto e Netflix ha abbracciato immediatamente l’idea che va da una parte nella direzione di trattenere quello che si stanno portando via, ma anche nel valorizzare l’anziano nella nostra società. Mettere in piedi questo progetto globale era anche per ricordarci che siamo un’unica comunità.
Nel racconto di Papa Francesco c’è una parola che ricorre in particolare che è “amore”. Un amore che si declina nel prendersi per mano, nello stare insieme andando avanti nel momento della difficoltà. Questa parola l’ha guidata nello scrivere questa serie?
Assolutamente sì! Io ho una propensione naturale a raccontare storie di persone, lo faccio da tanti anni, ogni volta penso che sia un privilegio assoluto. L’amore, a parte quello mio personale nel raccontare le storie, è la cifra che accomuna queste storie della serie, per questo abbiamo voluto cominciare con la prima puntata che parla proprio d’amore. Via via, il Papa racconta sempre più di sé e anche se è solo la prima puntata che ha questo tema, tutte e 18 hanno lo stesso comune denominatore.