All’udienza generale, Francesco prosegue la riflessione sugli anziani: una ragione anaffettiva e irresponsabile sta togliendo oggi senso ed energie alla conoscenza della verità, il pericolo è quello di dare spazio all’indifferenza e alle “stregonerie della vita” in un’epoca che vive in parallelo la ricerca delle verità assolute della scienza con superstizioni e fake news
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
E ancora sulla vecchiaia che Francesco riflette nella catechesi dell’udienza generale tenuta in piazza San Pietro. Lo fa richiamando le pagine bibliche di Qoelet che mettono in discussione il senso dell’esistenza: “Tutto è vanità, tutto è nebbia, tutto è fumo, tutto è vuoto. Affermazioni frutto “di una conoscenza della vita che si distacca dalla passione per la giustizia, della quale è garante il giudizio di Dio”, spiega il Papa, e a fronte delle quali lo stesso Qoelet indica poi la via d’uscita: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l’uomo”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
La vanità della conoscenza senza fede e senza morale
Qoelet, in realtà, chiarisce Francesco, smaschera quel “delirio di onniscienza che genera un’impotenza della volontà”. Quella “vanità della conoscenza senza fede e senza morale, l’illusione della verità senza giustizia” che i monaci della più antica tradizione cristiana chiamavano “accidia”. “È una delle tentazioni di tutti, ma anche dei vecchi” rimarca il Pontefice. Non è semplicemente pigrizia o depressione, ma un arrendersi alla “conoscenza del mondo senza più passione per la giustizia e per l’azione conseguente”.
Papa Francesco e quella saggezza degli anziani che fa tanto bene ai giovani