L’identità della vergine consacrata nell’Ordo Virginum viene indicata da due documenti costitutivi:
L’Ordo Consecrationis Virginum
(con le premesse teologiche-giuridiche-liturgiche del Pontificale Romano)
Il Canone 604 del Codice di Diritto Canonico.
Alla luce di questi documenti, lOrdo Virginum è costituito da quelle donne le quali, condotte dallo Spirito Santo ad emettere il santo proposito di seguire Cristo più da vicino, vengono pubblicamente consacrate a Dio dal Vescovo diocesano secondo il solenne rito liturgico approvato e, unite in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio, si dedicano al servizio della Chiesa (cf. Codice di Diritto Canonico, can 604,1).
Il cuore di questa consacrazione consiste perciò nel santo proposito che equivale ad un vero e proprio voto espresso una volta sola e subito definitivo di seguire Cristo più da vicino attraverso limpegno, esplicitamente e ritualmente dichiarato dinnanzi al Vescovo diocesano, di perseverare fino alla morte nella verginità, intesa come misteriosa e indissolubile unione sponsale con Cristo e nel perseverante servizio del suo Corpo, la Chiesa (cf. Pontificale Romano).
Il carisma specifico della vergine, consacrata con il solo proposito di castità perpetua, è la sponsalità. Naturalmente gli altri due consigli evangelici non vengono esclusi e ad essi occorre fare uno spazio adeguato, ma nessuno di essi costituisce la caratteristica prima della consacrata nellOrdo.
La sponsalità consente a chi è chiamata per questo cammino di vivere, nella fede, quella realtà misteriosa che è la risposta allamore nuziale e fecondo del Signore Gesù per la sua Chiesa e di anticipare così, sempre nella fede e in un regime di segni, la vocazione ultima dellumanità intera: le nozze con lAgnello.
Il secondo carattere distintivo della consacrazione nellOrdo Virginum è la diocesanità, cioè il legame spirituale, canonico e pastorale con la Chiesa particolare ossia la Diocesi e il suo Vescovo.
Il Vescovo ha il compito di discernere lautenticità della chiamata a questa forma di vita, a lui tocca seguire il cammino di preparazione alla consacrazione, a lui lammissione ad essa, a lui ancora la presidenza del solenne e pubblico rito liturgico, a lui limpegno di concordare con ciascuna le modalità dello stile di vita e leventuale servizio nella Chiesa, a lui infine provvedere alla formazione iniziale e permanente. Le vergini consacrate, da parte loro, sono chiamate a fare riferimento a lui come segno di Cristo Capo della Chiesa e attorno a lui si raccolgono come un grappolo di vite evangeliche.
La figura del Vescovo, insomma, è talmente centrale che non esistono nellOrdo responsabilità intermedie. Non ci sono superiori intermedi, anche se ovviamente si possono rendere necessari, crescendo il numero, alcuni incarichi di coordinamento, di consiglio o di rappresentanza nei quali ci si dà fraternamente il turno. È vero, spesso, soprattutto nelle grandi diocesi, come ad esempio qui a Torino è presente la figura di un sacerdote Delegato, la quale tuttavia non va intesa come una figura intermedia tra le consacrate e il Vescovo quanto piuttosto come colui al quale il Vescovo affida quello che è un suo compito personale e dunque il Delegato va inteso come il Vescovo stesso.
Tutto questo ci fa capire che il termine ordine (Ordo) non assume il significato tradizionalmente attribuito ad alcuni Istituti Religiosi, ma si riferisce ad una categoria di donne fedeli le quali si riconoscono nella medesima scelta, sono consacrate dal Vescovo con il medesimo rito e si apparentano più strettamente con la Chiesa particolare.
LOrdo non comporta obblighi di vita comunitaria, né si identifica con gli Istituti Secolari (con essi ha in comune linserimento nel secolo, ma da essi si distingue per lassenza di strutture interne e di quel caratteristico riserboche, invece, le consacrate dellOrdo non hanno), non assume una regola monastica o testi costituzionali.
Mantiene invece le consacrate nella loro condizione di fedeli laiche pienamente inserite nel mondo e nella comunità cristiana.