Incontro Nazionale Ordo Virginum 25-28 agosto Torino

Omelia di mons. Giraudo, vescovo ausiliare di Torino, alla Santa Messa 26 agosto 2024

Basilica di Maria Ausiliatrice, Torino

Riferimenti Biblici:
Prima Lettura: 2Ts 1,1-5.11b-12
Salmo responsoriale: Sal 95 (96)
Vangelo: Mt 23,13-22

Non è facile iniziare la settimana e la giornata con questa Parola che abbiamo appena ascoltato, con
questa duplice accusa che Gesù rivolge agli scribi e ai farisei e che, in qualche modo, rivolge anche al nostro
essere credenti: l’accusa di essere ipocriti e di essere ciechi.

La radice dell’ipocrisia è nel cercare di afferrare per noi, nel non riconoscere che siamo chiamati ad
accompagnare e non a stringere, non ad usare, non a prendere per noi.

E la radice più profonda della cecità, è l’incapacità di riconoscere chi sia il Dio in cui crediamo e quindi dove sia quella vera gioia che abbiamo invocato nella preghiera della Colletta con cui abbiamo iniziato la nostra celebrazione eucaristica.

Possiamo accogliere, allora, la preghiera e la promessa che risuonava nelle parole di Paolo alla comunità
di Tessalonica, una comunità che stava cominciando a smarrire proprio la tensione verso quella vera gioia.

E l’invito, la preghiera, la promessa che riceviamo ancora una volta da Dio è che quando siamo in comunione
con Lui possiamo attraversare anche le fatiche del cammino quotidiano senza smarrire quel desiderio
profondo, quell’amore che ci ha conquistati, quella gioia che ci è promessa e che già sperimentiamo quando
abbiamo il coraggio di spogliarci della nostra ipocrisia, di quel desiderio dell’avere ragione e del poter
conquistare qualcosa o qualcuno, per essere invece sempre afferrati da Cristo e per poter vedere e
riconoscere Colui che ancora una volta si dona per noi, Colui che è davvero la gioia che non ha fine, è davvero
la promessa della vita, è davvero la Parola che ristora il nostro cammino e che illumina il nostro sguardo.

 

[trascrizione a cura di LR]

 

 

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