Omelia di Mons. Repole Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa

In occasione dell'incontro nazionale Ordo Virginum

Cattedrale di S. Giovanni Battista, Torino

Santa Messa del 27 agosto 2024

RIFERIMENTI BIBLICI:
Prima Lettura: 2Ts 2,1-3a.13-17
Salmo responsoriale: Sal 95 (96)
Vangelo: Mt 23,23-26

Non è così comune, non è così facile, leggendo i Vangeli, trovare delle parole di Gesù che costituiscono
delle invettive, delle minacce vere e proprie. Ce ne sono poche all’insegna dell’espressione che abbiamo
sentito – «Guai a voi!» – ma ci sono.

E potremmo dire che il fatto che non siano così diffuse, queste parole di minaccia e invettiva, il fatto che siano poche, ci deve mettere allerta, perché sono usate con parsimonia e con precisione da Gesù.

Gesù usa delle parole di minaccia, di invettiva – «Guai a voi!» – nel Vangelo di Luca nel contesto delle
Beatitudini. E chi minaccia, contro chi inveisce? Contro coloro che sono sazi, non attendono nulla, non
aspettano il Regno, non hanno più fame e sete della giustizia, sono impermeabili ad ogni forma di
cambiamento. Rispetto a costoro, Gesù usa una parola durissima: «Guai a voi!».

La usa ancora nel Vangelo di Matteo rispetto ad alcune città che sono state visitate da Dio perché sono
state visitate da Cristo, e avrebbero dovuto accogliere la presenza escatologica e definitiva di Dio, eppure…
eppure non hanno accolto il Signore.

Anche in questo caso Gesù usa delle parole molto forti: «Guai a voi!».
E le usa, nello stesso Vangelo di Matteo, nei confronti di chi non crede e disprezza la fede di chi crede, rispetto a quel mondo che è incredulo, ma non accetta che ci sia qualcuno che, con semplicità, crede.

E sappiamo molto bene che questo mondo, rispetto a cui Gesù usa le stesse parole – «Guai a voi che create
scandalo!» – è certamente fuori dalla comunità dei credenti in Cristo, ma in parte può essere anche dentro la
comunità dei credenti in Cristo, quando non è fedele alla fede che professa.
E poi la stessa invettiva, la stessa minaccia la usa nei confronti degli scribi e dei farisei – lo abbiamo sentito
– condannando la loro ipocrisia, che è un vero tarlo spirituale. Perché?

Perché è quel modo di vivere secondo l’esterno della vita è una cosa e l’interno è un’altra. È un tarlo spirituale perché è quel modo di vivere che cerca la pubblicità a tutti i costi, disinteressandosi completamente del contenuto di ciò che si pubblicizza.

E qui, nella pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù puntualizza anche due modi in cui questa
ipocrisia può comparire nella vita degli scribi e dei farisei, ma – è evidente – anche nella vita dei lettori del
Vangelo, anche in noi.

Un modo è quello di aggrapparsi ai dettagli della Scrittura, perdendo il cuore della Legge e la totalità del messaggio di Dio. Siamo toccati dall’invettiva e dalla minaccia di Gesù – «Guai a voi!» – tutte le volte che ci concentriamo su un dettaglio, ma questo dettaglio ci distoglie dal cuore e ci distoglie dalla totalità.

E poi c’è una seconda espressione di questa ipocrisia, che è data dal guardare che fuori sia tutto in
ordine, disinteressandosi da ciò che si agita nella profondità del cuore, nelle motivazioni più profonde dei
nostri pensieri, dei nostri sentimenti, delle nostre decisioni…
E dobbiamo sentire questa invettiva e questa minaccia come benevola, come evangelica, posta nella
nostra vita. «Guai a voi!». Quando?

Quando prendete un dettaglio e non avete più di mira il cuore e la totalità.
Come è vera questa minaccia e questa invettiva di Gesù! Non è forse vero che a volte nella nostra vita
anneghiamo, perché vediamo un dettaglio di noi stessi, ma siamo incapaci di vedere il cuore della nostra
esistenza e siamo incapaci di vederla della sua totalità? Quante ansie, quante paure, quante involuzioni nelle
nostre esistenze quando il dettaglio prende il posto del cuore e del tutto!

E non è forse vero che siamo un po’ menomati nella nostra umanità quando leggiamo e vediamo la vita
degli altri con lo stesso criterio, prendendo un dettaglio e non vedendo il tutto? Quanti giudizi iniqui facciamo
sulle persone! Perché? Perché siamo come questi scribi e farisei ipocriti, che vedono una piccola cosa e
dimenticano il cuore, dimenticano la totalità.

E non è forse vero che lo stesso può capitare nei nostri giudizi sulla storia, sul mondo e persino sulla Chiesa? Quanto male si fa alla Chiesa quando si prende un dettaglio e non si vede la totalità della sua vita, che è la vita di Cristo vivente nello Spirito in noi!
Così come ci fa bene sottoporci a questa invettiva, a questa minaccia evangelica di Gesù, che ci aiuta a
ricordare che non basta concentrarci su ciò che facciamo o non facciamo, sulle azioni che compiamo o che
non compiamo, se non abbiamo costante la custodia del nostro cuore, là dove abitano i motivi più profondi
delle nostre azioni o delle nostre non-azioni.

Ci fa del bene questo «Guai a voi!» di Gesù, perché ci dice che abbiamo bisogno di vivere custodendo, in ogni istante, il nostro cuore, perché nel cuore possiamo introiettare pensieri e sentimenti malati e malsani, dal cuore possiamo far uscire pensieri e sentimenti malati e insani. Oppure all’inverso, perché non facciamo penetrare dentro di noi ciò che ci fa del bene perché ci rende più simili a Dio.

Ho trovato, in questi giorni, in uno scritto di un anonimo del XII secolo – che per tanto tempo è stato fatto
passare per Bernardo di Chiaravalle, ma non è lui – un passaggio davvero significativo.

Scrive ad un monaco – è monaco anche lui – e dice così:

« Poni ancora una volta sul tuo cuore Gesù Cristo come sigillo. Infatti quando Cristo custodisce la porta
del cuore ed è il suo custode, come per mezzo di Lui entrano ed escono tutte le cose che dipendono
dal cuore, così di conseguenza si fanno presenti mille migliaia di angeli che vigilano alle porte dei sensi
esteriori. Così, quella terribile schiera estranea – la schiera estranea dei pensieri cattivi, dei démoni –
non osa irrompere per timore del Custode e per la sorveglianza degli angeli ».

Che Cristo sia il sigillo e il custode dei nostri cuori!

 

Trascrizione a cura di LR, foto Virginia Maria Paghini O.V.

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